
Quest’anno ha rappresentato un momento speciale per i fan di Tite Kubo. Dopo l’enorme successo ottenuto dalla sua opera Bleach, il mangaka è ritornato alla ribalta con una nuova serie: Burn the Witch. Questo, inizialmente pubblicato come one-shot sulla rivista Weekly Shonen Jump della Shueisha nel 2018, è stato poi successivamente serializzato. Nasce così la nuova serie, di cui Planet manga ha subito acquisito i diritti per portarla in Italia.
La storia è incentrata su Noel “Niiha” Niihashi e Ninny Spangcole, due streghe che lavorano presso il quartier generale di Wing Bing, un’agenzia per il controllo e la conservazione dei draghi situata nella Reverse London. Coloro che vivono nella Reverse London hanno la capacità di vedere le creature sovrannaturali, come appunto i draghi. Niiha e Ninny hanno il compito di promuovere la coesistenza tra certe creature e gli umani, ma a volte sono costrette ad affrontare ed eliminare anche esseri maligni.
“Don’t judge a book by its cover”
Partendo dal presupposto che Tite Kubo è un mangaka di successo, questa serie ha sollevato nei fan di lunga data alcuni dubbi sui possibili punti deboli dei volumi, immediatamente percepibili ad una prima lettura. Analizzandolo nel dettaglio, Burn the Witch nasce come una one-shot e ciò è chiaro dal fatto che in questo primo volume è possibile trovare la presentazione dei personaggi, soprattutto delle due eroine, descritte in modo abbastanza approfondito, unita ad un accenno di romance e qualche scena divertente sparsa qua e là.
Tuttavia, esso tende a dare spazio a spiegazioni spesso superflue che finiscono col riempire principalmente le prime 50 pagine. L’autore sembra perdersi in lunghe descrizioni riguardanti il world building, che vengono comunicate dal narratore stesso e non da un personaggio della storia. Tutto ciò, per quanto possa apparire interessante per una fetta di lettori, per i più potrebbe finire con l’appesantire la lettura ed è segno di come inizialmente l’autore fosse intenzionato ad aprire e chiudere la storia con un unico volume.
Nonostante queste premesse, è innegabile il successo di quest’opera, forse attribuibile in gran parte ai fan, che fiduciosi nel talento dell’autore, non hanno esitato ad acquistare questo primo numero. Burn the Witch e Bleach si rivelano presto ambientati nello stesso universo narrativo, o almeno così Kubo si diverte a svelare nelle ultime pagine del manga, rendendo evidente per la prima volta la somiglianza fra le due opere. Così le streghe prendono il posto degli shinigami, le pistole magiche quello delle spade spirituali e i draghi sono i nuovi hollow. Nonostante la narrazione non presenti elementi particolarmente innovativi, la somiglianza con l’opera maestra di Kubo, finisce col condizionare l’impressione che si ha leggendo Burn the Witch, se per alcuni positivamente, per altri negativamente.
“Le favole sono cavolate, no?”
Tra i punti deboli dell’opera è possibile accennare anche alla caratterizzazione dei personaggi. Leggendo questo primo volume, delle due protagoniste si sa ancora troppo poco, ma questa scelta dell’autore lascia spazio alla speranza che sulle streghette di Burn the Witch vengano successivamente fornite maggiori informazioni. Nonostante ciò il lettore non viene lasciato a bocca asciutta: Noel Niihashi, giovane e bellissima ragazza londinese, amante delle uniformi, viene perseguitata da un ragazzo di nome Balgo, un personaggio banale che si lagna della sua situazione sentimentale con il suo amico Selby, e che a causa di strani eventi, alla fine, si ritrova coinvolto anche lui nel lavorare alla Wing Bind.
Accanto a questi, l’ambiziosa e irruenta Ninny Spangcole, una dragon ranger di seconda classe, nonché superiore di Noel. Queste si troveranno a disobbedire alle loro leggi per salvare il loro amico Balgo, lottando finanche contro un loro superiore, dando alla lettura quel tocco extra che ne aumenterà la godibilità. L’universo di Burn the Witch si dimostra in tal senso poco diverso da quello di Bleach. Lo si nota sin da subito, dall’ambientazione in cui si viene catapultati. Come è possibile notare nel primo capitolo, Noel, dopo aver messo al tappeto lo sfortunato Balgo, si rifugia in una cabina telefonica da cui viene portata nella Reverse London, una sorta di quartiere sotterraneo dove gli umani non hanno accesso per la loro sicurezza. Così come in Harry Potter è presente un mondo magico, nascosto agli occhi dei babbani, anche in Bleach c’è un mondo sotterraneo, la Soul Society. Magico, no?
“Ciò che voglio che tu guardi è l’immagine perfetta di me”
L’aspetto grafico è degno di nota. Forse la parte che più rende il manga godibile e spinge il lettore ad arrivare fino alla fine. Tite Kubo non ha eguali in questo campo. Disegni eccelsi, ricchi di dettagli e finiture. Il suo tratto è talmente pulito che in una qualsiasi scena di combattimento si riesce a vedere ogni singola mossa del personaggio. Ottima l’estetica per quanto riguarda i protagonisti, soprattutto quelli femminili, che in questo primo volume fanno il bello e il cattivo tempo. Un background senz’altro appagante con sfondi che lasciano a bocca aperta. Altro aspetto da menzionare è sicuramente la rappresentazione dei draghi, creature assai difficili da disegnare, per la cui rappresentazione il mangaka è riuscito a pieni voti, superando sé stesso e dimostrando un’evoluzione rispetto ai tempi di Bleach.
In conclusione, Burn the Witch, anche con i suoi difetti, può risultare gradevole. Il suo punto di forza indiscusso sono i disegni, ma non si può escludere che possa diventare un valoroso manga, soprattutto se l’autore saprà gestirlo bene nei prossimi volumi. Di certo, non si presenta come un volume per tutti. Se magari non ideale per un pubblico adulto, potrebbe invece esserlo per un giovane inesperto in questo campo che ha voglia di iniziare a leggere manga.