Contrappasso | Recensione

Copertina Contrappasso

La legge del taglione ai giorni d’oggi è ormai un concetto passato e anacronistico; attualmente si preferisce rieducare i criminali anziché punirli e ci sono molte persone, come Cesare Beccaria, che si sono battute per ottenere un risultato del genere. Ma se improvvisamente si tornasse a una società in cui la legge “dente per dente e occhio per occhio” viene ancora applicata? E se in questa società il boia non fosse un re né tantomeno un politico ma la natura stessa? È da questa premessa che parte “Contrappasso”, romanzo di Andrea Delogu  edito da HarperCollins Italia. Interessante la scelta del titolo che riprende il concetto dantesco di contrappasso per analogia, con la differenza che la pena non si riscuote nell’aldilà ma subito dopo aver commesso il misfatto.

Nessuno si aspettava il Contrappasso. Eppure, in una giornata simile a tante altre, gli esseri umani avevano iniziato a morire in modi violenti e atroci. Per motivi sconosciuti uccidere un animale, che fosse un insetto, un mammifero, un pesce, significava condividerne istantaneamente la stessa sorte e perdere la vita nel medesimo modo. Gli eventi di quel giorno sono ormai storia e il mondo a suo modo si è adattato alla nuova normalità seguendo il Piano di Sopravvivenza, fra squadre di Arginatori, sacrifici al Dovere, punizioni al Ritmo Delta, isole fantasma e colonie di ribelli. Ma un’indagine portata avanti da protagonisti insospettabili condurrà gli stessi a scoprire la verità sulla neonata società e sul suo castello di potere e sangue, spostando in continuazione il confine fra ciò che è giusto e sbagliato, fra ciò che è opportuno e ciò che è sconveniente anche se utile a conservare un tratto di umanità.

“E se fosse stato giusto annientare la specie che aveva impiegato la sua suprema intelligenza per distruggere i più deboli? Non rimpiangevo il mondo di prima perché era perfetto, ma perché mi spaventava quello che sarebbe venuto dopo. Per qualche minuto mi sfiorò il pensiero  che stavo per salvare un mondo che non andava risparmiato.”

Aron non avrebbe mai potuto pensare che la colpa di un dolore profondo che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita sarebbe stata delle cicale bollite nell’olio. Così come nessuno prima del 2022 – l’anno dello spartiacque – avrebbe mai pensato che un insetto schiacciato per sbaglio o un topo morto per colpa di un dispositivo anti-ratti sarebbero stati degli eventi che avrebbero messo fine alla vita di molte persone.

Un fenomeno come il Contrappasso era stato uno strano e inspiegabile evento che nessuno dei personaggi del romanzo si sarebbe mai potuto immaginare. Come nel Contrappasso dantesco improvvisamente le persone da un giorno all’altro iniziarono a morire esattamente nello stesso modo in cui muoiono gli animali che uccidono. Tuttavia dopo la confusione, il panico e gli errori commessi inizialmente, gli esseri umani riescono a ricreare una parvenza di normalità e a costruire una società organizzata secondo un’incrollabile gerarchia, in cui tutti cercano di sopravvivere nonostante le risorse non siano distribuite in modo eguale tra i cittadini.

“La normalità, pensò Aron, è il vestito buono dell’ipocrisia: non ciò che dovrebbe essere, ma ciò che conviene che sia.”

Ed è questo il paradosso della società in cui vivono Aron, Sara, Robert, Ava e tutti gli altri personaggi di questo libro. In un mondo in cui la cooperazione e l’altruismo dovrebbero essere incoraggiati dal fatto che tutto il genere umano si ritrova a dover combattere lo stesso nemico – nientemeno che la natura stessa – i singoli individui continuano a perseverare nei loro comportamenti egoistici ed individualistici, pensando soltanto a loro stessi.

Le descrizioni delle situazioni che i protagonisti della storia vivono sono molto evocative e vivide. Andrea riesce letteralmente a far percepire al lettore ciò che i personaggi provano in ogni istante. Il sangue che vedono e le urla che sentono riecheggeranno nelle vostre menti e vi faranno accapponare la pelle. L’autrice non risparmia nessun dettaglio, per quanto raccapricciante o crudele, anzi, li inserisce appositamente per riuscire a rendere la storia ancora più coinvolgente e per aiutare il lettore a empatizzare maggiormente con i personaggi.

“Un mondo di sopravvissuti non poteva essere un mondo di eroi.”

La storia è ambientata molti anni dopo l’inizio del Contrappasso. L’autrice presenta gli eventi precedenti tramite i racconti di Aron, la prima persona a capire cosa stava succedendo. Aron nella prima parte del libro viene intervistato da Sara riguardo a ciò che è successo nel momento in cui il Contrappasso è iniziato. Lui non sa però che Sara non è come gli altri giornalisti precedenti, ma ha dei motivi più personali per essere interessata alla sua storia. Sara è molto più giovane di lui e Andrea sfrutta questo elemento per mettere in evidenza anche l’inevitabile scontro ideologico intergenerazionale.

Aron infatti, nonostante siano anni che vive nel nuovo mondo, è ancora profondamente legato al passato e continua a far fatica ad abituarsi a una realtà in cui neanche la parola “antipasto” ha lo stesso significato che aveva trent’anni prima. Sara, al contrario, trova strano e impensabile mangiare e uccidere (intenzionalmente o involontariamente) altri essere viventi. Lei ritiene naturale non poter correre per paura di calpestare qualche piccolo insetto, non poter uscire di casa dopo il coprifuoco o vivere usando risorse razionate. Aron è rimasto ancorato al ricordo della moglie (tant’è che non ha nemmeno cambiato casa nonostante potesse trasferirsi in una più grande) e, nonostante capisca perfettamente quanto fosse sbagliato uccidere altri essere viventi, non si dilunga in monologhi autocommiserativi ma si assume le sue responsabilità senza mostrare però il minimo rimorso per ciò che faceva prima del Contrappasso.

“La fretta che trent’anni prima era sinonimo di superficialità e fonte di malessere ora gli appariva come una fortunata forma di libertà.”

Le differenze tra i vari personaggi non emergono solo dal punto di vista intergenerazionale ma anche intragenerazionale. Robert, per esempio, nonostante faccia parte della stessa generazione di Sara e sia stato educato dallo stesso sistema che ha educato lei, è molto diverso da quest’ultima. Questi è uno spirito libero che ha bisogno di muoversi per non annoiarsi; è la dinamicità a dare senso alla sua vita e spesso e volentieri va contro le regole pur di assecondare i suoi istinti. Sara, almeno all’inizio del libro, è meno energica di Robert ma non per questo meno interessante; lei obbedisce alle regole ma sa anche capire quando queste sono ingiuste.

“Mi chiedo che senso abbia salvaguardare un’umanità che non ha più umanità.”

Il finale è inaspettato persino per un libro come questo in cui nulla si deve dare per scontato e lascerà il lettore letteralmente con il fiato sospeso. Alla fine del romanzo è presente una  Richiesta dell’autrice che non potrete ignorare.

Questo è un libro che tutti dovrebbero leggere perché aiuta a riflettere sulla nostra realtà e società attuale. Non importa se siete animalisti o no, non importa il vostro pensiero politico né tantomeno la vostra dieta. Questo libro non è solo un romanzo distopico dai toni apocalittici ma è anche un invito a pensare a quello che sta accadendo ormai da secoli al nostro pianeta e ci fa capire che è dalle piccole azioni, come leggere un romanzo, che il cambiamento può avere inizio.