
Immaginate di avere una vita normale, senza scossoni, una di quelle che vi fa quasi annoiare finché un giorno, dal nulla, tutto cambia e voi non potete fare niente per impedirlo. Questa è l’esatta sensazione che si prova leggendo la raccolta Epistassi di Stefano Cucinotta, edita da Bibliotheka Edizioni.
Una discesa verso l’assurdità di più esistenze che sfociano nel paranormale e nell’orrore inaspettato, un disordinato accartocciarsi dei propri binari su loro stessi.
Epistassi: una piccola perdita di sangue dal naso, a volte innocua, a volte sintomo di un male più profondo. Proprio come queste storie. Vi troverete poco sangue, eppure ognuna di loro conduce a una fine terribile.
C’è un trenino fantasma bloccato nel tunnel di un Luna Park. Un palazzo che si nutre del dolore dei suoi abitanti. Un vecchio perseguitato dall’ombra dei morti. Un ragazzino inghiottito da un pozzo. Un pranzo in famiglia che si trasforma in incubo. E poi creature dimenticate che nuotano nel Naviglio, antichi riti per la fertilità e cani che cantano la fine del mondo.
Leggere Epistassi significa immergersi in un territorio oscuro che sta divorando le città che abitiamo e le persone che incontriamo ogni giorno. Nessuna ironia, né speranza, solo la riscoperta della più potente emozione umana: la paura che muove il mondo e tutte le cose.
Quando il Luna Park arrivò in città, non se ne accorse proprio nessuno. (Il trenino fantasma)
Quasi tutti i racconti cominciano senza grossi scossoni, tanto da non fare accorgere il lettore che l’orrore è già iniziato. Difatti è la sola presenza della novità a portarlo, o anche il ritorno di un qualcosa già visto in precedenza. Ce ne accorgiamo verso la fine, quando ci chiediamo da dov’è iniziato tutto. L’orrore compare nella vita sottovoce, entra in punta di piedi facendosi strada con discrezione, senza farsi riconoscere. Si cela sotto le vesti di un innocuo Luna Park frequentato durante l’infanzia, un pranzo in un’accogliente famiglia, un tenero cucciolo abbandonato in una scatola di cartone.
In ogni caso cresce assieme agli ignari protagonisti che, in un modo o nell’altro, si tramutano in vittime. E se ne rendono conto quando è ormai troppo tardi.
Il ragazzino era probabilmente scivolato durante una passeggiata. (Il ragazzo caduto)
L’autore, con il giusto distacco, ci ricorda con alcune storie che l’orrore non appartiene solo alla finzione dei film o delle opere letterarie, ma che esso può palesarsi nella vita di tutti i giorni.
Lo fa ricalcando (volutamente?) storie di cronaca appartenenti passato: dal bambino che scivola nel pozzo, che ricorda un vecchio caso romano, alla donna morente durante l’epidemia scatenata da un virus non meglio identificato, che ci proietta alla situazione vissuta negli ultimi anni. Tutto questo dimostra quanto la vita possa essere inaspettata, complicata e anche crudele.
Diciamocelo: nessuno se la prenderebbe con un bambino. Ma è terrificante pensare che la realtà non guardi in faccia a nessuno, ed è per questo che l’autore passa in rassegna tutti gli stadi dell’essere umano. Che sia un vecchio, un bambino, un ragazzo, una madre, una donna, un uomo, in Epistassi li ritroviamo tutti, e ognuno ha una spaventosa storia da raccontare.
Il cane gli fece le feste, si mise a correre in tondo e a saltare e a leccarlo sulle mani e sulla faccia. Andrea cercò lo sguardo di sua moglie. Lei scosse la testa, ma sembrava felice. (Nelle gabbie)
Ogni racconto stilato dall’autore trasuda maturità, sia nello stile che nei temi trattati. I protagonisti sono il più delle volte adulti che guardano alla loro vita con un atteggiamento disincantato ma placido, mai sopra le righe. Persone normali con la loro vita e i loro sogni, che si trovano di fronte a una quotidianità che molti di noi vivono. Dal lavoro alla famiglia, la routine della loro vita è conosciuta ai più. Questo ci permette di immedesimarci grazie all’utilizzo di poche battute dirette e ben coincise, caratterizzate da un esperto utilizzo del linguaggio scritto. Le immagini sorgono nella mente chiare come il sole. La lettura procede scorrevole e senza intoppi, fermandosi solo in punti più cruenti, che a volte quasi ci sorprendono.
“Dovresti ucciderla.” (Nelle gabbie)
La piega creepy arriva quasi inaspettata ma si sposa bene con tutto il resto, e soprattutto la dinamica non si ripete mai. Se in alcune storie si respira un’atmosfera cupa fin dall’inizio, in altre il colpo di scena ci sorprende grazie a particolari per nulla scontati. Un esempio sono i lunghi monologhi degli inquietanti personaggi incrociati dai protagonisti. I muri di testo che li distinguono da figure più positive sono soffocanti, pesanti e non lasciano spazio al protagonista o a chi l’accompagna.
Particolare di non poco conto, inoltre, è l’empatia che si crea tra la vittima e il proprio carnefice, in modo certamente inconsapevole. Non stiamo parlando di sindrome di Stoccolma ma, in alcuni casi, di vera e propria manipolazione (Invito a pranzo) o di curiosità (L’ombra dei morti), di affetto (Nelle gabbie) ma anche di pura ossessione (Il Palazzo d’autunno). Le motivazioni che muovono i personaggi verso il baratro sono sempre diverse, a volte nemmeno volute, solo dirette conseguenze di avvenimenti inevitabili a cui assistere inermi (La porta).
Ma un tema centrale lo troviamo nelle difficoltà che la vita riserva a tutti, presente in ogni racconto. E già solo per questo consideriamo Epistassi una delle letture perfette per Halloween. La sua varietà di storie, immagini e personaggi può facilmente incontrare il favore di chiunque, anche dei neofiti del genere. La brevità e l’immediatezza di alcuni racconti piace a chi preferisce andare subito al sodo. Descrizioni più lunghe di ambienti e tempistiche saranno gradite a chi preferisce narrazioni che si prendono il loro tempo per arrivare al punto.
Il fatto di aver raggruppato storie scollegate tra loro permette lo zapping tra l’una e l’altra, anche se consigliamo di armarsi di una buona bevanda calda, una lampada, un plaid e qualche luce soffusa per godersi appieno ogni racconto di questa raccolta da brividi.
Preferibilmente in notturna e dopo aver chiuso per bene porte e finestre.