
Cannibalismo, ostracismo, una società chiusa in sé stessa. Un villaggio misterioso e isolato nelle fredde montagne Giapponesi cela qualcosa. In un tripudio crescente di un mistero che si infittisce sempre più, cosa nascondono i membri del clan Goto? E chi è l’uomo chiamato “lui”? Quale sarà la sorte di Daigo? Gannibal, di Hikari Edizioni nonché di casa 001, scritto e disegnato da Masaaki Ninomiya, è un’incredibile manga carico di suspance che vi mozzerà il fiato.
L’agente di polizia Daigo Agawa è stato trasferito a Kuge, uno sperduto villaggio di montagna. Sebbene lui e la sua famiglia vengono accolti calorosamente, la morte di un’anziana abitante fa scorgere diversi dubbi su quel luogo. Una sequenza di strani eventi, il sentimento d’esclusione, una tensione perenne. Scoprirete la storia tormentata di questo villaggio permeato dall’ostracismo, in un thiller carico di suspance.
“Gli Abitanti di questo villaggio sono cannibali”
Ci sono popolazioni nel mondo che sono ancora dedite a questo disumano costume, come nel caso di alcune tribù della Papua Nuova Guinea, dove comunque il cannibalismo è stato vietato dagli anni 50.
“Il cannibalismo è un atto supremo d’amore. Io ho ucciso Renèe per mangiarla, non per violentarla… Facendo l’amore, infatti, entri nel corpo dell’altra persona per pochi minuti. Mangiandola, la fai tua per sempre”.
Sarà stato questo pensiero ad aver spinto Issei Sagawa nel 1981 a cibarsi di Renèe quando cominciò a frequentare l’appartamento di Sagawa. Lei offriva “ripetizioni” di francese e di “declamazioni” dei classici, lui le cucinava delicate portate giapponesi. Indovinate il piatto forte chi sarebbe stato? Quasi poetico non trovate? Ma questa è cronaca. In Gannibal, la storia cambia e si addentra in un sentiero davvero oscuro fatto di ansia pulsante e una continua suspance.
Masaaki Ninomiya riesce benissimo nel suo intento di elaborare una storia dalle forti tinte dark e angoscianti. L’autore dunque firma una serie piena di inquietudine e dalla potente atmosfera creando un elaborato intreccio che peserà quanto un macigno, presente ad ogni vignetta. I macabri misteri e la forte presenza di gore, scene trash, violenza e sesso saranno solo elementi che graviteranno come meteore (e in maniera concreta) attorno a Daigo Agawa e la sua famiglia.
La cornice surreale e immersiva, fatta anche di in una natura rurale e quasi fuori dal tempo, porterà il lettore a vivere sulla sua pelle le sensazioni, le paure e l’ansia che Daigo vivrà costantemente soprattutto quando si troverà a confrontarsi con i membri della famiglia Goto, uno più sinistro dell’altro. Questo nonostante inizialmente lo stesso, a furia di frequentarli forzatamente, comincerà a integrarsi gradualmente nei Goto fino a quando non verrà iniziato alle loro tradizioni più oscure e occulte. L’ambientazione di Gannibal è dunque un parto di atroci dolori che produce quel senso di pesantezza e pressione che ne deriva dal “giudizio popolare”, l’emarginazione e usanze che celebrano il macabro.
Le atmosfere ricordano molto quella di Hot Fuzz e le avventure di Nicholas Angel e anche quelle di Leon S. Kennedy nel quarto capitolo della saga di Resident Evil.
“Esisterà una vera civiltà umana soltanto quando non solo non esisteranno più cannibali…”
La caratterizzazione del nostro personaggio principale è meravigliosa. Diventa impossibile non farsi travolgere dal suo affascinante modo di essere. Infatti, sia moralmente che umanamente, si rivela essere intelligente, riflessivo e ha reazioni sane. Non va a capofitto nei guai, né fugge dal pericolo, aspettando – quasi – pazientemente “il colpo di grazia che si aggira nell’aria”. Daigo mostra un’umanità verosimile e agisce in modo credibile, contribuendo così all’intensità dei passaggi terrificanti e visivamente sorprendenti.
L’insieme di questa ambientazione sarà poi la chiave d’accesso che spingerà il ritmo della narrazione a livelli adrenalinici. Un ipertensione che il lettore vivrà in prima persona grazie anche alla coinvolgente storia ed ovviamente al vero punto di forza del mangaka: i disegni.
Come detto, i disegni sono chiaramente uno dei punti forti del titolo. Il livello di dettaglio delle tavole è impressionante. L’autore non trascura nulla: né gli sfondi né i personaggi, sia principali che secondari. I volti molto espressivi e il realismo dei corpi riescono a dare vita a tutti i personaggi in un tripudio morboso e dettagliato. Anche questo strabiliante impatto grafico trasmette un ventaglio emozionale assurdo: dall’orrore, durante i momenti più cruenti, a malinconia, rammarico e tristezza nei momenti più intimi.
Il naturalismo che Masaaki Ninomiya utilizza in Gannibal dà, ad alcune scene, la grande capacità di stressare il lettore a tal punto da creare un disincanto contrario. Quasi a far sentire fuori posto in presenza di qualcosa di talmente preciso ma disgustosamente fuori dal comune. Ritrovarsi immersi totalmente nella storia non sarà cosi difficile. L’inquietante indagine, la crescente paranoia e l’orrore, pagina dopo pagina, riesce a rendere la storia emozionante e coinvolgente. Sia emotivamente che umanamente. L’atmosfera malsana e ripugnante che annebbia costantemente questa storia rende “la seduta” del lettore scomoda, sconcertante fino ad addirittura farlo commuovere.
L’uomo scopre se stesso quando si misura con l’ostacolo.
Come detto poco sopra non sarà difficile creare un filo empatico con il buon Daigo. Man mano leggerete l’opera vi sentirete come un suo collega e andrete avanti – con lui – nell’intrigante, tetro e misterioso villaggio di Kuge, con i suoi abitanti bizzarri, stressanti, spesso angoscianti e soprattutto violenti.
In conclusione, l’autore – con Gannibal – riesce a creare un’atmosfera che provoca ansia in una storia in cui la famiglia Agawa sembra essere in costante pericolo. I misteri via via infittiti trasmettono al lettore un forte senso di disagio e di tensione da cui non si stacca mai veramente.
Questo potente legame tra il lettore e i protagonisti dimostra che Maasaki Ninomiya padroneggia i codici segreti del thriller/horror (al momento sembrerebbe) perfetto. Questo universo, che non ci si riesce a togliersi di dosso, potrebbe essere descritto in termini davvero semplici ma di grande impatto, uguale alla sua stessa efficacia narrativa. Malsano, sporco, cruento e inquietante, Kuge e la sua montagna isolata si adattano perfettamente a questi aggettivi. Gannibal si afferma come un incredibile seinen adatto non solo ai fan dell’horror.