Giallo Vol. 1 | Recensione

Giallo

La paura, l’orrore, l’incubo e l’atrocità possono avere un colore specifico? Per casa Leviathan Labs a quanto pare sì, e con Giallo ci confermano la cosa.

Un paura strisciante si muove tra le pagine terrificanti di questa rivista horror tutta all’italiana…. addentrandosi nelle guerre del secolo passato, in oscuri pozzi senza fine, muovendosi nelle ombre di un collegio lordo di sangue, arrivando nella tenebrosa melma purulenta che si nasconde tra le vie di piccoli borghi italiani.

Partiamo dunque col dire che Giallo è un progetto molto ambizioso, dove un team infinito si ammassa come zombie alle porte di una allevamento di vacche. Autori e artisti affamati nel creare contenuti di un certo tipo. Questi sono Massimo Rosi, Angelo Razzano, Josè Luis Vidal, Francisco Jose, Asencio Ibanez, Christoff Rdgz, Jorge Esteban, Alberto Avallone, Andrea Forti e Antonio Cella.

Il colore della paura

Questo progetto segna un punto molto importante per la casa editrice Leviathan Labs. Infatti si tratta del primo passo verso una serialità legata all’universo delle riviste. Una stella cometa negli anni ’80, quella dei magazine a fumetti che vedevano interessate davvero tante categorie e generi per tutte l’età. Un mondo magico dove tantissimi fabbri lavoravano notte e giorno per creare storie fantastiche, avventurose, paurose e avvincenti. Di fatto non è cosi lontano il ricordo di me che andavo a comprare, con le mie 2000 mila lire stropicciate, “Il corriere dei piccoli”, “JM”, “horror”, “Più” e via discorrendo.

Ma tornando a questo strepitoso esordio di Giallo Vol. 1 che vede 5 storie, di cui la prima è 1 di 3 parti. L’idea dell’editore è abbastanza chiara. Ripercorrere, in un certo senso, i vecchi fasti dove si dava valore alle storie e al bel disegno imponendosi, come fu all’inizio degli anni ’80, come un inarrestabile treno a vapore pronto a sfondare qualsiasi parete gli si piazzi davanti.

Giallo è un contenitore magico di miasmi e incubi, gore e rigurgiti, che affonda le sue radici nel folklore italiano sempre ricco e affascinante. Le storie, di cui volutamente non voglio parlare apertamente per evitare spoiler, sono il giusto equilibrio tra quello che può essere la tradizione folkloristica e che mescola passato, presente e – in un certo senso – futuro. Il ritmo scandito dai colpi di scena da parte di tutti gli autori sono come un ticchettio di una bomba pronta a esplodere. I personaggi lasciano il segno e creano quel filo conduttore che si avvicina sempre più al lettore, affascinandolo e facendolo empatizzare e calare nella storia.

“Spesso in inverno non si è al sicuro.”

I disegni di tutti gli artisti presenti sono meravigliosi. Seppur privo di colori Giallo, per quanto riguarda l’impatto artistico, presenta un concept stilistico chiaro e ben delineato. Le influenze americane ed europee non mancheranno e nemmeno la dinamicità dei momenti, lo spavento nelle espressioni e il “rimanere a bocca asciutta” data dai momenti di alta tensione. Giallo è una fottuta opera d’arte in un tripudio di stili e personalità.

L’edizione di LevLabs è sempre alta e di ottima qualità. Sia a partire dalla scelta della carta fino ad arrivare al l’idea di “brossurato” solido che non ha nulla da invidiare, credetemi, ad un cartonato. Ma nel caso di Giallo la cosa più interessante è il prezzo. Infatti costa solo 7 euro. Siamo onesti e diciamolo apertamente: una follia per l’editore, ma un’occasione d’oro per il lettore visti i prezzi che girano nel territorio italiano. Interessante anche la fine del volume, almeno di questo primo, dove è presente un’intervista a Barbara Baraldi e approfondimenti a mo’ di talk about sull’universo horror.

In conclusione, Giallo Vol. 1 è un passo – da gigante – che porta l’editore ad aggiungere al proprio catalogo una perla. Una ciliegina adatta non necessariamente agli amanti del genere, ma anche a tutti coloro che hanno voglia di scoprire qualcosa in più sul folklore. Giallo è un modo, visto anche il prezzo molto basso, di far rivivere ai più giovani un periodo in cui, in trepidante attesa, si aspettava l’uscita “della rivista” per continuare a vivere quegli attimi di puro terrore.