Il Mostro- Recensione

Il mostro copertina

Quale bambino non ha mai avuto paura?

Nessuno può dire, in tutta coscienza, di non aver mai avuto delle paure che dagli adulti venivano considerate irrazionali. C’è chi aveva timore del mostro sotto al letto e chi del fantasma nell’armadio.

Giulio Borrione, invece, aveva paura del vecchio trattore Terra 666 ST, soprannominato da lui “Il Mostro“. Ed è proprio da questo fatto che deriva il nome “Il Mostro” del nuovo audiolibro scritto da Christian Sartirana, interpretato da Libriinpillole e prodotto da Vizi Editore.

A Giulio Borrione il vecchio trattore Terra 666 ST non è mai piaciuto.

“Da bambino lo chiamavo il Mostro perché era grosso e mi faceva paura. Quando lo vedevo salire per le vigne, mi sembrava una gigantesca testa di cavallo che si mangiava la collina un pezzo dopo l’altro. E alla sera, quando le ombre riempivano la cabina e non riuscivi più a vedere oltre i vetri, quella testa cavallina gigante ti fissava attraverso occhi ciechi, acquattata nel buio del garage, sbuffandoti addosso il suo alito puzzolente di olio motore bruciato.”

Forse sono solo le fantasie di un bambino troppo sensibile che ha visto la sorellina morire schiacciata da una balla di fieno, forse il delirio di un uomo ammalato. È innegabile però che tutti quelli che hanno avuto a che fare con quel trattore sono rimasti travolti da esperienze spiacevoli. Alcune addirittura letali.

“Perché? Non c’è un perché. Il male non ha bisogno di motivazioni. Vede una vita e se la prende solo perché può farlo. Tutto qui.”

BOOKMOVIE nasce dall’incontro tra audiolibro e dramma radiofonico. Un’esperienza audio in cui la narrazione e la recitazione si fondono, mentre le componenti sonore, tipiche del cinema, rapiscono l’ascoltatore proiettandolo al centro della storia.

Cinque capitoli. Una storia: fantasia o realtà?

“Il Mostro” è un racconto breve che dura circa un’ora. L’autore, però, è riuscito a gestire questo tempo in maniera magistrale, tant’è che la narrazione non sembra mai frettolosa né tantomeno noiosa.

Il racconto procede a suon di analogie e paragoni, cosa effettivamente molto sensata dato che il punto di vista dal quale Giulio presenta la vicenda è quello di sé stesso da bambino, i cui ragionamenti sono spesso irrazionali. E quindi è così che i finestrini laterali del trattore diventano gli occhi di una mosca, il cofano si trasforma in un muso equino e i fanali sulla punta assumono le sembianze di due narici.

Il fatto che l’immaginazione del bambino distorca le caratteristiche fisiche del trattore potrebbe indurre chiunque a pensare che quella stessa immaginazione abbia reinterpretato in maniera fantasiosa degli eventi del tutto normali per quanto crudeli (ad esempio la morte dei proprietari precedenti del macchinario). O che, addirittura, il Giulio-bambino cercasse semplicemente qualcosa che lo aiutasse a scappare dalla noia della campagna e dall’oppressione di un padre non sempre amorevole. Viene da chiedersi se ciò che Giulio racconta non sia semplicemente una favola che si è raccontato talmente tante volte da arrivare a crederci. O se semplicemente, non sia un’allucinazione di un vecchio che ha subìto delle lesioni fisiche non di poco conto. Lesioni che hanno lasciato segni sul suo volto sotto forma di una cicatrice… perché non si dovrebbe pensare che abbiano lasciato cicatrici anche sulla sua psiche?

Per sicurezza, dubito di tutto

Effettivamente, però, è molto difficile non cedere al dubbio quando si sentono tutti gli aneddoti che Giulio aggiunge tramite delle digressioni sul suo passato e su alcune persone che conosceva e che erano in qualche modo collegate al trattore. Digressioni necessarie per capire perché Giulio sia arrivato alla conclusione che il trattore fosse maledetto e dotato di volontà propria, e perché lui sostiene con tutto sé stesso questa teoria. Questi approfondimenti  non rallentano il ritmo nella storia, anzi, la rendono più coinvolgente visto che viene data al lettore una visione a 360 gradi della situazione. In questo modo chi legge non vede semplicemente Giulio alle prese con il trattore maledetto ma viene anche a conoscenza del contesto sociale all’interno del quale il bambino è cresciuto e che non ha mai abbandonato.

E allora, quando sarete consci di tutti i precedenti, forse vi verrà il dubbio che le coincidenze non esistano veramente. È molto più sicuro rifugiarsi nelle certezze di tutti i giorni se si vuole vivere un’esistenza tranquilla, piuttosto che cedere al dubbio e chiedersi se le farneticazioni di un vecchio moribondo non siano semplici invenzioni di una mente infantile o malata.

Un mostro che fa parte della quotidianità

Sicuramente è molto facile sbuffare con incredulità davanti a un racconto che parla di fantasmi, vampiri o licantropi. Ma se il mostro fosse una macchina? Un trattore, per la precisione, un oggetto che tutti noi abbiamo visto almeno una volta, anche solo di sfuggita mentre attraversavamo la campagna. Qualcuno di voi forse ci è addirittura salito sopra o l’ha guidato. Se non ne avete mai visto uno dal vivo, avrete visto almeno i modellini nei negozi di giocattoli per bambini.

Insomma, un trattore sicuramente non è un mostro così teatrale come un vampiro dai lunghi canini insanguinati. Ed è proprio questo che vi farà angosciare. Il fatto che nella vita di tutti i giorni, andando in campagna o al negozio, dopo aver ascoltato il racconto di Giulio, non potrete resistere all’impulso di paragonare i trattori che vedrete con il Terra 666 ST. Certo, sarete consapevoli del fatto che quelli che state guardando siano trattori normali, non maledetti, e certamente non assassini…ma non era quello che anche Giulio pensava all’inizio della storia? Paradossalmente parlando, è proprio la quasi-banalità dell’oggetto in questione a rendere la storia più inquietante perché un trattore è un oggetto comune, che potete incrociare in qualsiasi momento delle vostre vite.

Giulio: un personaggio non comune

Il Giulio che racconta la storia è il solito vecchietto che ogni persona può trovare in campagna: vuole dare l’impressione di saperne una più del diavolo, ha un atteggiamento quasi verghiano verso il progresso, disprezza le nuove generazioni ed è stanco della vita. Prima di andarsene per colpa di una malattia, però, vuole fare soltanto una cosa: distruggere il Terra 666 così che nessuno subisca le atrocità che lui si è ritrovato a dover subire.

Nonostante ciò, non è il classico vecchietto un po’ decrepito che di solito suscita commozione e pietà nei lettori. Giulio non vuole presentarsi come una vittima né tantomeno autocommiserarsi, anzi. Il suo scopo sembra quasi essere dimostrare a tutti che è riuscito a tenere dentro la sua testa una storia così orrenda per tutto questo tempo senza impazzire. Racconta la propria storia impiegando un lessico scurrile e rozzo, caratteristico delle persone anziane che hanno sempre vissuto nella piccola e conservatrice bolla del proprio paesino campagnolo. È un personaggio che spicca per la sua caratterizzazione realistica e l’autore non idealizza alcun elemento che lo riguarda.

Il Giulio-Bambino invece, è un po’ diverso. Proprio perché si tratta di un bimbo, non potrete non provare un po’ di affetto per lui e dispiacervi per tutte le cose che si è ritrovato a dover affrontare. Tutto senza l’aiuto di un adulto. Non per questo però, il suo personaggio è meno realistico della sua versione anziana. Neanche lui è il classico fanciullo che di solito trovate negli horror; non è uno di quei bambini che vogliono investigare i fenomeni paranormali di cui sono testimoni per dimostrare agli adulti di avere ragione. Lui è un osservatore passivo della vicenda. Anzi, ha quasi un atteggiamento schivo e cerca di avere a che fare il meno possibile con quella macchina infernale.

Il mostro: Provare per credere

Ascoltare questo audiolibro è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi: tramite i suoni, la voce narrante talentuosa e coinvolgente di Librinpillole e le descrizioni evocative di Christian Sartirana  vi sembrerà di poter vedere e toccare la tinta rosso sangue del Terra 666 ST, di poter sentire l’odore di carne bruciata che il trattore emana quando il motore si surriscalda e di poter avvertire il sapore acre dell’angoscia provata dal protagonista.

Se avete intenzione di ascoltare questo audiolibro, preparatevi a passare un’ora completamente immersi nelle rudi e afose campagne di  Monteferrato, in compagnia di una macchina assassina ruggente e spietata e accanto a un vecchietto dalla voce secca e burbera che vi accompagnerà in questo racconto, in cui i confini tra realtà e fantasia si fondono finché non sarete più in grado di dire dove finisce la prima e inizia la seconda.