Imago Mortis | Recensione

L’incoercibile bisogno di far uso continuato di sostanze psicotrope in senso lato, senza alcun riguardo per il danno che ne deriva, è una realtà che, ahimè, persevera anche tra i più giovani. Ma non tutti hanno lo stesso tipo di tossicodipendenza. Per esempio alcune voci del passato sembrerebbero affermare che l’abuso di stupefacenti sia stata una specie di moda tra i vip. Così, lo staff del rapper Tupac, pare sotto sua indicazione, ha fumato le sue ceneri. Keith Richards, chitarrista dei Rolling Stones, ha ammesso di essersi fumato quelle del padre. Si dice poi che Courtney Love abbia fatto altrettanto con il defunto marito Kurt Cobain. Ma se la cenere dei morti, al posto di fumarla, venisse sniffata? Imago Mortis, scritto da Samuel Marolla ed edito da Acheron Books, potrebbe darvi qualche risposta su questo morboso vizio legato al soprannaturale.

Milano, 2013. Augusto Ghites è un medium con un incredibile potere: entra in contatto con gli spiriti dei defunti solo sniffando o fumando le loro ceneri, come se si trattasse di una droga qualsiasi. Questa terribile dote, a metà fra la maledizione e la tossicodipendenza, fa di lui un uomo solitario, malinconico, ostaggio del proprio vizio segreto, e circondato solo da gente morta.

Quando un’anziana ex prostituta gli chiede di aiutarla a scoprire l’assassino che nel 1953 uccise diverse sue colleghe, inizia per Ghites la discesa in un girone infernale di cimiteri, ex case chiuse, battone ottuagenarie, circhi malfamati, periferie invase da scorie chimiche e balordi di ogni risma, sullo sfondo di una Milano pre-Expo schizofrenica, spietata, preda degli istinti più bassi e del motto segreto che regola la vita dei suoi cittadini: homo sine pecunia est imago mortis, l’uomo senza denaro è l’immagine della morte.

“Aveva ripreso a piovere e io non avevo nessun appuntamento se non con la mia piccola, antica, immorale passione…”

L’idea di creare un investigatore privato non è una cosa nuova. Diversa, invece, è la questione per Imago MortisAugusto Ghites, infatti, è un detective privato molto speciale. Ed è la congiunzione degli elementi a rendere interessante l’opera. Infatti, unire e intrecciare la tossicodipendente bizzarra all’occulto, e quindi alla capacità di parlare con i morti, non è una cosa scontata. In realtà è un coltello a doppia lama in quanto si potrebbe cadere facilmente nel ridicolo. Ma Samuel Marolla è magistralmente bravo ed elegante nel dar vita questa coniugazione astrale.

Infatti il male di vivere di Ghites, nella storia, non rimarrà mai nel fondo ma emergerà continuamente. Inutile girarci attorno: il paragone con John Constantine è inevitabile. Però il risultato finale sarà chiaro: Imago Mortis vive di luce propria. Nonostante l’autore in quest’opera ripercorra un po’ le tematiche care a grandi nomi come quello di Alan Moore (cosa che ho constatato con piacere accostando questo stile narrativo a quello di Jerusalem proprio del vecchio Moore), rimane fedele al suo modo di narrare.

“C’era sempre una luce soffusa che proveniva da lampade dai vetri colorati.”

Bravissimo nel descrivere i momenti di vita, anche gli attimi più semplici e quotidiani. I periodi lunghi aiutano ad immergersi in questa Milano distopica, decadente e squallida ma pur sempre reale, dove il fremito socio-politico diventa percettibile. Questo accade grazie alla “polemica” nascosta che l’autore inserisce in quella che allora era la società corrente.

Il personaggio principale di Imago Mortis è sicuramente molto interessante. Non solo per i flussi di coscienza con cui si affligge giornalmente, ma anche per il modo in cui gestisce la sua vita fatta di bassi e ancora più bassi. Il suo disappunto di vivere in una realtà che non sente sua, le sue riflessioni, la sua malinconia e la sua dannazione saranno quel quid in più che gli daranno spessore nell’intercorso della storia.

Una Milano da scoprire – quella occulta – farà da scenario a una storia dal ritmo coinvolgente che si focalizzerà su alcuni avvenimenti che si intrecceranno in un giallo ben congeniato dai forti richiami Noir. Coinvolgente sin dalle prime pagine e con un grande potere. Quello di farvi vivere un incubo delirante ad occhi aperti.