L’Impero del Vampiro- Recensione

Impero del vampiro copertina

“Empire of the Vampire” è il nuovo libro di Jay Kristoff, edito in Italia da Mondadori Oscar Vault con il titolo L’impero del Vampiro. Kristoff è già conosciuto soprattutto per la trilogia “Nevernight” e per le due trilogie scritte in collaborazione con Amie Kaufman “The Illuminae Files” e “Aurora Cycle”. Questo titolo fin dal suo annuncio è stato molto chiacchierato e circondato da un grande hype sicuramente giustificato. Nel libro si possono trovare delle bellissime illustrazioni, che accompagnano la narrazione aiutando così il lettore ad immergersi maggiormente nella storia.

“A Gabriel sembrava strano e, per la verità, un po’ meraviglioso: che tutto ciò che era e sarebbe mai stato potesse essere distillato in poche linee eleganti su una pagina”.

Sono passati ventisette lunghi anni dall’ultima alba. Per quasi tre decenni i vampiri hanno mosso guerra all’umanità; hanno costruito il loro impero eterno, a costo di demolire il nostro. Ormai, solo poche minuscole scintille di luce resistono in un mare di oscurità. Gabriel de León, metà uomo, metà mostro e ultimo dei Santi d’Argento – confratello nonché una delle migliori spade del sacro Ordine d’Argento, dedito a difendere il regno dalle creature della notte – è tutto ciò che si frappone tra il mondo e la sua fine.

Imprigionato dagli stessi mostri che ha giurato di distruggere, è costretto a raccontare la sua storia. Una storia di battaglie leggendarie e di un amore proibito, di fede perduta e amicizie trovate, della guerra del Re Sempiterno e della ricerca dell’ultima speranza rimasta all’umanità. Il Sacro Graal.

Il libro inizia con il protagonista Gabriel, costretto a dover raccontare la sua storia al vampiro Jean-Francois, il quale è stato ingaggiato dalla Regina per mettere nero su bianco tutta la storia di Gabriel. Da questo momento in poi, Kristoff vi farà viaggiare non solo da un luogo all’altro nel mondo creato da lui ma anche sulla linea del tempo, attraverso i ricordi di Gabriel. L’impero del vampiro, infatti, si divide in ben 6 libri che vanno a raccontare ognuno un pezzo diverso del passato del nostro mezzo-vampiro.

La narrazione segue principalmente due linee temporali. La prima, che potremmo definire “quella del giovane Gabriel”, nella quale l’autore si concentra sullo spiegare le origini di Gabriel, il rapporto che aveva con la sua famiglia e con gli altri Santi d’Argento. Nella seconda vengono narrati gli episodi che hanno portato Gabriel a essere il protagonista di numerosi racconti e leggende.

«Verrò subito. Rapido come un vescovo su un chierichetto.»

Kristoff però, non si limita a raccontare quello che accade nel passato ma torna spesso e volentieri al presente. Questo, a volte, semplicemente fornendovi uno scambio comico tra i due personaggi. Mentre altre volte usa questi momenti per spiegare il worldbuilding. Molte di queste informazioni vengono offerte al lettore su un piatto d’argento grazie a Jean-Francois che chiede a Gabriel di spiegare la sua storia come se la stesse raccontando a un bambino, senza dare quindi niente per scontato.

Per quanto questi momenti “didattici” possano sembrare noiosi, sono molto utili perché il lettore non rischia né di perdersi qualche informazione per strada né di farsi venire il mal di testa, cercando di capire, per esempio, quali sono le varie stirpi vampiresche e che poteri hanno.

Le descrizioni di Kristoff sono molto evocative e il lettore non ha nessuna difficoltà a immaginarsi gli scenari che Jay presenta. La peculiarità di Kristoff sta nel fatto che non usa descrizioni prolisse o particolarmente ricche per ottenere questo effetto. I continui salti temporali inoltre, rendono l’andamento della storia dinamico e la suspence alta. Lo stile di Kristoff è anch’esso dinamico, perché non è monotono: all’interno dei suoi libri, non è difficile trovare, dopo una scena ricca di riflessioni filosofiche sulla vita e sulla morte, una battuta stupida, squallida e/o volgare.

Come probabilmente non pochi di voi avranno notato, l’incipit del libro ci ricorda moltissimo la saga di Anne Rice, “Intervista col vampiro” o “Il nome del vento” di Patrick Rothfuss. Così come Gabriel, guerriero tormentato, ricorda molto Geralt di Rivia, lo strigo della saga di “The Witcher”.

Esiste una differenza tra coloro che nuotano con la corrente e quelli che affogano opponendosi a essa. E il suo nome è Saggezza.

Allo stesso modo, il rapporto di Jean e Gabriel, assomiglia non poco al rapporto di Lestat e Louis, e così via. Inutile continuare ad elencarvi gli ulteriori collegamenti con altre opere fantasy in quanto lo stesso autore ha definito la sua opera come “quello che accadrebbe se Intervista col vampiro rimorchiasse “Il nome del vento” in un club S&M mentre tutte le 8 stagioni di GOT vengono trasmesse in sottofondo”.

Quello che Kristoff fa non è altro che un brodo nel quale mischia tanti elementi presenti in molte saghe già ampiamente conosciute. Nonostante questo però, la trama non è mai noiosa perché l’autore ha la capacità di rendere interessante anche gli elementi più comuni e già noti al pubblico. Ci sono moltissimi riferimenti alla religione. Ma in fin dei conti cosa ci si dovrebbe aspettare?

È un libro che parla di vampiri e tutta la figura classica del vampiro ruota letteralmente attorno alla religione: i crocifissi che non possono essere toccati da queste creature della notte; il fatto che non tollerano l’acqua santa o il terreno consacrato; o il semplice fatto che sono dei morti viventi, che hanno bisogno di bere sangue umano per non morire. Questa presenza massiccia di elementi religiosi all’interno della trama inizialmente, potrebbe dare fastidio ma, andando avanti il lettore riesce ad abituarsi non facendoci più caso.

Non esiste alcun peccato più pericoloso di quello che si sceglie.

Oltre al nostro mezzo-vampiro tormentato, ci sono tutta una serie di personaggi che conoscerete più o meno approfonditamente durante la storia: Aaron De Coste, il personaggio prepotente che se la prende con il protagonista ma che alla fine del libro inevitabilmente il lettore ama; Astrid, “la ragazza che maneggiava i libri come lame”; Dior, il ragazzino che fa esasperare il protagonista, con il quale costruisce però un rapporto davvero molto carino (anche se nessuno dei due ammetterebbe mai di voler bene all’altro); Fabién, il villain crudele che farebbe qualsiasi cosa per aumentare il suo potere e molti altri. Ci sono personaggi che inizialmente potrebbero sembrare stereotipati e già visti ma, andando avanti, Kristoff riesce a uscire da questo labirinto che ha creato rendendo la storia originale e ricca di colpi di scena.

Jay Kristoff riesce, attraverso i dialoghi e le descrizioni a farvi immergere completamente nella storia trasmettendo al lettore la stessa angoscia, disperazione, felicità e tristezza dei personaggi. Come sempre, ha aggiunto all’interno dei suoi libri un worldbuilding complesso, che il lettore non riesce a comprendere e conoscere completamente nel primo libro. L’Impero del vampiro è il tipo di libro che finisce lasciando il lettore con moltissime domande. Attendere l’uscita del seguito sarà un compito davvero arduo.