
Libri e fumetti sono spesso associati al concetto di fuga dalla realtà. Un luogo sicuro in cui nascondersi per lasciar correre libera la propria immaginazione, lontani dalla quotidiana concretezza. Kabuki-cho Bad Trip di Eiji Nagisa edito Magic Press nella collana 801 è un sogno ad occhi aperti. Sfruttando a proprio vantaggio l’elemento del sovrannaturale, porta nelle nostre librerie una storia dagli spiccati toni erotici, dalla narrazione rapida ed incalzante, che permette istantaneamente di inquadrare i suoi protagonisti. In quella che nasceva come one-shot ma in Giappone ha ottenuto abbastanza successo da vederne annunciato il seguito, sarà possibile trovare una pluralità di interessanti spunti in grado di far arrossire anche i più smaliziati dei lettori.
Tutti hanno dei segreti. Quel qualcosa che proprio non possono o non vogliono condividere. Toru non è da meno. Egli nasconde infatti due grandissimi segreti: il primo per necessità, il secondo per volontà. Host dalla bellezza indiscutibile è conosciuto in tutta Kabuki-cho, nonostante nessuno sappia che in realtà il suo grande successo è dovuto al suo formidabile potere. Toru è infatti in grado di leggere nel pensiero della persona di cui incrocia lo sguardo. Lusingando le proprie clienti, complimentandole proprio quando queste ne hanno più bisogno, ha infatti scalato la classifica degli Host, raggiungendone rapidamente la vetta. Ma Toru nasconde più di un segreto. In particolare, cela gelosamente la sua passione per il modello Mizuki Hikawa. Ma cosa succederebbe se per pura coincidenza i due si incontrassero, cosa scoprirebbe Toru guardando negli occhi e scrutando tra i pensieri del bel modello?
Non la solita storia
Kabuki-cho bad trip è un volume accattivante. Mostrando al lettore sin da subito il peculiare potere del suo protagonista, ne cattura l’attenzione ed è in grado di suscitare quella genuina curiosità che lo spinge a sfogliare famelico le pagine che lo compongono. Nonostante Nagisa-sensei introduca sin da subito l’elemento sovrannaturale della lettura del pensiero, il setting del manga appare estremamente realistico. Sia quando si guarda al lavoro di Toru come host, sia quando il focus si sposta sulla sua vita privata, la sua irrealistica abilità rimane l’unico elemento fantasy di questo racconto. Contrariamente ad alcune aspettative che infatti potrebbero formarsi attorno alle prime pagine, Kabuki-cho bad trip è una storia coi piedi per terra.
Ma quel piccolo anomalo extra non è privo di rilevanza. Anzi, risulta ben presto necessario a smorzare la piega più seria che la storia sembra prendere man mano che la lettura procede. Fulcro principale di essa è infatti il rapporto tra Mizuki e Toru o, più specificatamente, le particolari inclinazioni sessuali del bellissimo modello che paiono avere l’host come protagonista indiscusso delle sue più spinte fantasie. Kabuki-cho bad trip decide di portare sul piatto della bilancia il delicato argomento del sadismo e del complementare masochismo nei suoi protagonisti.
Il bondage tra romanzo e realtà
Nonostante nella letteratura moderna il bondage sia stato ormai sdoganato, forse grazie anche ad un’eccessiva tendenza a romanzarlo, Kabuki-cho bad trip si accolla il compito di mettere nero su bianco tutti gli aspetti negativi e positivi di un rapporto che nasce sulle premesse di fantasie ed esigenze sessuali spinte, violente, che trovano la loro forza motrice nel piacere derivante dalla altrui sofferenza. Non traspare alcuna volontà di addolcire i tratti di una relazione spigolosa, inquieta e come tale predominata da una forte incertezza. Toru non ama il dolore, ripudia tutto ciò che può farlo soffrire, ma si ritrova ad essere irrimediabilmente attratto da Mizuki. Quest’ultimo invece lotta con se stesso e i propri istinti, nascondendo dietro un sorriso le sue più sfrenate voglie di possesso e controllo di Toru.
Il sadismo per antonomasia implica il compimento di atti in cui l’eccitazione sessuale deriva dall’infliggere sofferenze fisiche o psicologiche in un’altra persona e Kabuki-cho bad trip non manca di mettere in risalto una pluralità di scene in cui queste sono le assolute protagoniste. Nonostante molti potrebbero storcere il naso al pensiero di atti sessuali violenti, tuttavia, in questo corposo volume non c’è una singola scena in cui la sofferenza appaia come violenza gratuita. Essa è sempre finalizzata al raggiungimento del piacere. Non in un’ottica egoista come si potrebbe essere indotti a pensare, ma in un continuo susseguirsi di atti che sono volti a sviluppare Toru, o meglio, le sue sopite tendenze masochiste.
L’equilibrio tra dolore e piacere
Così come nei rapporti sadomaso importanza fondamentale è riservata all’equilibrio delle parti, così Kabuki-cho bad trip può essere interpretato come il racconto della ricerca di tale equilibrio. I due protagonisti vengono sviluppati in ogni loro parte. Quando la telecamera è puntata su Toru ne si avverte l’incertezza, la paura dell’accostarsi ad un qualcosa di nuovo e spaventoso. Nonostante sia evidente la sua attrazione verso Mizuki è impossibile non notare come questa sia contrapposta ad una profonda insicurezza. Accettare le tendenze sadiche del modello significa per Toru non solo accogliere le sue più violente passioni, ma anche interrogarsi su se stesso. Partendo sempre dal presupposto che il sesso è piacevole solo quando entrambe le parti riescono a godere del momento, la vera domanda per Toru sarà capire se realizzando quelle violente fantasie che vede riflesse negli occhi di Mizuki possa anch’egli provare un eguale piacere.
D’altro canto Mizuki vive la medesima incertezza di Toru. Dove questi deve interrogarsi sulla propria capacità di accettare l’altro, Mizuki deve invece comprendere cosa è in grado di sacrificare per non rischiare di allontanare l’host dalle sue braccia. In una perpetua lotta con i propri desideri si troverà talvolta a porli in secondo piano, al fine di dare maggiore piacere al suo partner, dimostrando in tal modo l’importanza che ad egli riserva. In una storia multi livello, in cui i protagonisti sono alla continua ricerca di quel prezioso equilibrio non solo fra loro, ma anche con se stessi, Kabuki-cho bad trip riuscirà a tenere sempre alta l’attenzione dei propri lettori.
Anche l’occhio vuole la sua parte
In questo contesto di pura sperimentazione, Nagisa-sensei non manca di deliziare i lettori con dei disegni davvero accattivanti. In una storia dove il sesso e le fantasie ad esso legate sono chiaramente elemento fondamentale, non poteva mancare l’attenzione per la rappresentazione dei momenti intimi tra i due protagonisti. E nonostante si sia portati a pensare che, in tali occasioni, lo sguardo vada a ricercare la bellezza dei corpi nudi intrecciati tra loro, in realtà regine indiscusse delle tavole di Kabuki-cho bad trip sono le languide espressioni dipinte sui volti di Toru e Mizuki. Nagisa-sensei si è infatti superata nel rappresentare quanto più realisticamente possibile tutte le emozioni che invadono la mente e i corpi dei due personaggi principali durante le scene più hot.
Dal ghigno compiaciuto di Mizuki che osserva Toru dall’alto in basso, incatenato sotto di lui senza alcuna via di fuga, sino allo sguardo terrorizzato di Toru annebbiato dal piacere e dalla paura, l’autrice è perfettamente in grado di cogliere le svariate sfumature dei pensieri dei suoi personaggi. In una continua altalena di emozioni sarà impossibile non sentire correre lungo la schiena un brivido di eccitazione ogni qual volta gli sguardi dei due si incroceranno sulle tavole, dando il via ad un susseguirsi di scene piccanti che lasceranno il lettore a chiedersi se sia ancora davanti ad una fantasia o se esse si siano finalmente tramutate in realtà.