La casa alla fine del mondo- Recensione

La casa alla fine del mondo-copertina

Qual è il modo peggiore per salvare il mondo da un’imminente Apocalisse? Affidare questo compito a una giovane famiglia i cui membri possiedono non solo un grande senso di protezione gli uni verso gli altri ma anche un forte senso di conservazione. Ed è proprio questa la premessa da cui parte “La casa alla fine del mondo” di Paul Tremblay, edito Oscarvault Mondadori e uscito in Italia durante lo scorso mese.

Eric, Andrew e la loro adorata bambina, Wen, stanno trascorrendo una vacanza in un cottage in mezzo ai boschi: un angolo di paradiso in cui regnano il silenzio e la serenità.

Ma in una mattina di sole il sogno si trasforma in un incubo quando dal bosco emergono quattro sconosciuti. Leonard, un uomo gigantesco dai modi gentili e il sorriso caloroso, e i suoi tre compagni brandiscono armi inquietanti e spaventose . Mentre la famigliola si barrica in casa cercando un modo per chiedere aiuto, diventa sempre più chiaro che i quattro non se ne andranno finché non avranno ottenuto ciò per cui sono lì, una scelta impossibile, un sacrificio terribile.

“Una parte irrazionale di lui sperava di rimandare all’infinito il giorno in cui Wen avrebbe dovuto riconoscere che la crudeltà, l’ignoranza e l’ingiustizia sono i pilastri su cui poggia la società, inevitabili quanto il sole e la pioggia.”

La storia di La casa alla fine del mondo segue molteplici punti di vista: quello di Eric, di Andrew e di Wen. A questi tre si uniscono occasionalmente altri punti di vista di personaggi secondari. Quest’ultimi capitoli servono per dare al lettore una visione più articolata e chiara della storia ma la narrazione ruota, principalmente, attorno alla famiglia di Wen. Di conseguenza, i loro personaggi sono quelli caratterizzati meglio. I personaggi secondari, invece, sono descritti giusto il minimo indispensabile per far procedere la storia in modo coerente e più interessante. Infatti, al tema pre-apocalittico si affianca il mistero che avvolge il passato di queste persone.

“Per amore dei suoi papà aveva finto di capire, tuttavia il punto vero e proprio le era sfuggito e le sfuggiva ancora. Perché lei e la sua famiglia dovevano essere capite o spiegate?”

Il primo personaggio che il lettore conosce è Wen, una “bambina amichevole, estroversa, spensierata come qualsiasi sua coetanea, ma che non distribuisce sorrisi con facilità”. Fin dalla prima scena si capisce però, che Wen non è una bambina come tutte le altre: alcune volte subisce discriminazione perché cinese; altre volte viene bullizzata perché figlia di due papà. L’allontanamento da parte dei suoi coetanei, fa sì che lei sviluppi non solo degli interessi molto particolari (come la caccia degli insetti) ma anche un significativo attaccamento ai propri padri.

Uno dei tratti più importanti della caratterizzazione di questo personaggio è il realismo che l’autore mantiene quando Wen parla o agisce. È una bambina di sette anni e si comporta come tale: non si lancia in azioni eroiche per salvare la situazione in cui lei e la sua famiglia sono finiti, si fida degli sconosciuti, molte volte non si rende conto della gravità della situazione e ha spesso degli atteggiamenti impulsivi e infantili (come ogni bambina della sua età) .

Impossibile non provare simpatia e a tratti compassione per questa ragazzina e per tutto ciò che si ritrova ad affrontare durante tutta la storia. La sua storyline è forse la più interessante e coinvolgente proprio per il peso emotivo che inevitabilmente si porta dietro.

“Quando si concede di abbassare la guardia, si tormenta ancora sul perché dell’aggressione. Be’, il perché lo conosce, un perché  pieno di odio che gli è stato anche troppo dolorosamente chiaro fin dal principio, ma non riesce a smettere di chiedersi perchè O’Bannon abbia scelto proprio lui.”

Eric ed Andrew, invece, sono i due padri di Wen e ognuno di loro presenta delle caratteristiche che lo rendono ben distinguibile dagli altri personaggi.

Andrew è il “Papà Maestrino”, colui  che è capace di portare avanti interi monologhi su questioni inutili come il fatto che Eric e Wen lascino i bicchieri sul davanzale anziché lavarli. Eric, al contrario, è il “Papà Spasso” : mentre per Andrew il nomignolo è particolarmente azzeccato, per Eric questo discorso non vale. “Papà Spasso”  è il nomignolo ironico che gli hanno attribuito perché è il più veloce a dire “no” nella famiglia.

Insomma, Eric ed Andrew sono sicuramente dei personaggi interessanti da scoprire e conoscere, anche perché sono molto divertenti all’inizio della storia (specialmente Andrew). Purtroppo però, nelle scene in cui vengono visti come fidanzati, finiscono solamente per essere ridotti al classico stereotipo della coppia gay: uno idealista e l’altro realista; uno brontolone e l’altro giocherellone; uno libertino e l’altro restrittivo. Si annullano le peculiarità dei loro caratteri a causa di una relazione che li rende abbastanza piatti.

“Così fa un patto con il dio-assassino di Leonard, un dio che non crede che sia reale ma di cui ha molta paura. Se lo immagina come lo spazio nero e vuoto tra le stelle che vedi quando alzi lo sguardo sul cielo notturno..”

La casa alla fine del mondo è un libro che tratta di molti temi riguardanti la religione e la filosofia. Inoltre, si focalizza prevalentemente sull’introspezione e sulla psicologia dei personaggi, mettendo in discussione le priorità, la morale e i valori di ciascuno di loro . Non sempre le scelte che vengono fatte sono scontate. Infatti, dovete sempre tener presente che tutti i personaggi di questo romanzo sono degli antieroi veri e propri, che spesso e volentieri mettono la propria sicurezza davanti a quella degli altri.

Lo stile potrebbe risultare leggermente ostico per qualcuno. L’autore alterna parti dinamiche, ricche di discorsi e azione a parti eccessivamente descrittive. Quest’ultime dovrebbero far aumentare la suspense e l’ansia del lettore ma in realtà rendono meno fluida la lettura. Inoltre, Paul Tremblay segue uno schema fisso per tutto il libro: inserisce queste parti particolarmente prolisse prima di un colpo di scena. Questa strategia per cogliere di sorpresa il lettore risulta però poco efficace perché, dopo un paio di capitoli, il lettore capisce la dinamica e riesce a prevedere l’arrivo di un plotwist.

“La signora Amstutz  ha dovuto chiedergli tre volte quanto pesasse la croce, secondo lui. Ripensa a quella domanda ogni volta che va in chiesa e vede la croce appesa sopra l’altare, e ogni volta ripensa alla risposta strozzata dell’Eric di dieci anni: che non riusciva a immaginare nulla di altrettanto pesante.”

Molti libri moderni hanno trattato il tema dell’Apocalisse in un modo più o meno libero ma nonostante ciò, questo è un tema che continua a interessare moltissimo il pubblico. L’interpretazione originale e inconsueta di Paul Tremblay fa sì che il lettore, nonostante certi difetti che potrebbe notare, si ritrovi coinvolto al massimo nelle vicende e non veda l’ora di arrivare alla conclusione di La casa alla fine del mondo.