
Franco Basaglia, un carismatico psichiatra veneziano del 1900, sosteneva che i manicomi fossero luoghi costruiti con lo scopo di annientare completamente l’individualità dei pazienti. Ed era in effetti così. Non venivano realizzati per guarire le persone, ma servivano a nascondere “i pazzi”, cosicché le persone “normali” potessero continuare la loro vita fingendo di non essere a conoscenza dell’esistenza di questi posti orribili. C.D.Major, nel suo nuovo libro “ La ragazza sbagliata” edito da Newton Compton Editori, colloca la storia proprio in questo ambiente ricco di ipocrisia, crudeltà e incomprensione.
Heat Nuova Zelanda, 1942. Edith ha passato gli ultimi quindici anni rinchiusa. Aveva solo cinque anni quando è stata mandata all’Istituto Seacliff ma non smette di sperare di poter tornare un giorno alla normalità. Quando un devastante incendio distrugge il reparto, Edith viene interrogata dalla polizia e dal giovane medico Declan Harris. Affascinato dalla sua bellissima paziente, Declan comincia a dubitare delle ragioni ufficiali che hanno portato al suo internamento. È davvero pazza? O la storia folle che ha raccontato da bambina corrispondeva al vero? Il tempo sta per scadere: mentre Edith è in attesa di essere sottoposta a un nuovo e definitivo trattamento, che lascerebbe ben poco di lei da salvare, Declan cerca di scoprire la verità. Ma il mistero si sta trasformando in ossessione e il dottore rischia di perdere tutto ciò che ha: per salvare la mente di Edith sarà disposto a sacrificare la sua? Tutti la credono pazza. E se invece stesse dicendo la verità?
“Non era abituata a stare da sola, aveva il terrore dei mostri. Adesso che era cresciuta, non era di quelli che aveva paura.“
Tutta la storia ha inizio con un incendio che ha causato la morte di un intero reparto femminile dell’Istituto di Seacliff. Solo due ragazze si sono salvate: Edith, la protagonista, e Martha. La prima ragazza attira l’attenzione del giovane neo-medico Declan perché si dimostra molto più sveglia e intelligente degli altri pazienti. È questa la ragione per la quale Declan cerca innanzitutto di evitare che Edith venga sottoposta alla lobotomia; il giovane medico, però, tenta anche di scoprire chi è stato ad appiccare l’incendio. In molti, infatti, pensano che la causa sia stata dolosa e le principali sospettate non possono che essere le due sopravvissute. Edith, invece, vive cercando di nascondere tutti i suoi ricordi sul “prima”, un’espressione che lei usa per descrivere la sua vita precedente, che a detta sua ricorda molto bene.
La narrazione segue due punti di vista differenti: quello di Edith e quello di Declan. Alcuni dei capitoli di Edith, inoltre, sono ambientati nel passato e mostrano al lettore la sua vita prima del manicomio. Questi capitoli sulla sua vita precedente al ricovero, però, rievocano moltissimi ricordi che Edith ha del “prima”. Quindi, dal punto di vista cronologico, l’autrice non segue 2 linee temporali, bensì 3: quella del presente, quella del passato di Edith e quella della sua vita precedente. Questa scelta stilistica rende la storia molto dinamica e interessante perché mantiene alto il livello di attenzione del lettore che finirà, inevitabilmente, per fare teorie e immaginare come terminerà tutta la storia.
“Ricordava gli appunti che aveva preso su una paziente, le motivazioni per cui si faceva del male da sola affondando le piccole lame sulle braccia, sulle cosce. Ora riusciva a comprenderla meglio, riusciva a comprendere il bisogno di liberarsi. “
Il romanzo è molto scorrevole, effetto che viene ottenuto anche grazie ai capitoli che sono abbastanza corti; inoltre i protagonisti non fanno pensieri particolarmente complessi o ragionamenti complicati, quindi non è difficile seguire il flusso delle loro riflessioni e inquadrarli.
L’autrice non è stata solo brava, ma bravissima nel rappresentare l’ambiente cupo e tossico di un manicomio del 1900. Le descrizioni sono molto evocative e riescono a far immergere il lettore completamente in quell’atmosfera di angoscia e disperazione nella quale tutti i pazienti degli ospedali psichiatrici di quel periodo vivevano; il mistero della vita precedente di Edith e la caccia al piromane sono quasi degli elementi secondari in questo libro. Sembra più che altro che la scrittrice abbia cercato di costruire una critica a questi istituti che sostenevano di aiutare e curare i malati mentali: in realtà, però, nei migliori dei casi non facevano altro che peggiorare le loro condizioni; nei casi peggiori, li uccidevano.
“In poco più di due anni l’avevano trasformata nell’ombra di sé stessa: Declan lesse le misure antropometriche, immaginando una piccola bambinetta spezzata. “
Vista questa caratteristica del libro, non sorprende il fatto che il romanzo tratti delle tematiche molto forti come lo stupro, la violenza, l’abuso psicologico, il bullismo e l’elettroshock; tutto ciò contornato da una mentalità omofoba, razzista e sessista.
Insomma, potete dedurre voi stessi che questo non è un libro a cui manca realismo. Certo, degli elementi romanzati ci sono perché sono fondamentali ai fini della trama, ma l’ambiente all’interno del quale viene inserita la storia rispecchia la realtà e riesce a trasmettere al lettore quelle sensazioni che molte persone si sono ritrovate a provare.
Inoltre, l’Istituto di Seacliff e l’incendio di un suo intero reparto femminile, sono due fatti veramente avvenuti e documentati dalla cronaca, come la stessa scrittrice non manca di farvi notare alla fine del libro; anche la storia dei bambini che ricordano le loro vite precedenti sembra essere un elemento che la trama condivide con la realtà.
“Edith lo guardò con un’espressione cosi sollevata che Declan si sentì invadere da una fitta di calore. Era felice di essere stato una fonte di coraggio per lei.“
E quando parlo di elementi romanzati, parlo soprattutto dell’elemento romantico. La relazione amorosa in questo caso è un forbidden love, visto che si tratta di un medico e della sua paziente che, per legge, non possono stare insieme. Il romance in questo libro si poteva anche evitare, visto che non aggiunge nulla alla storia. Edith per la maggior parte del romanzo sembra che non si accorga neanche dell’attrazione che prova per il giovane dottore; potreste dire che Declan cerca di aiutare Edith spinto dall’amore per lei ma non sarebbe un’affermazione vera, visto che lui in realtà è spinto dalla compassione e dalla sua volontà di fare giustizia. Quest’ultima cosa gli rende onore, quindi ridurre le sue azioni a una semplice dimostrazione di amore è un po’ riduttivo.
In pratica, l’unica cosa che rende utile il romance in questo libro è il fatto che Declan si comporta da stupido ogni volta che vede Edith, al punto che non riesce a camminare senza inciampare né sedersi senza cadere dalla sedia.
“Ripensò a suo padre, agli insegnanti che si erano susseguiti nel tempo, e prese una decisione: non si sarebbe mai più comportato da codardo.“
Riassumendo, quindi, La ragazza sbagliata è un libro che ha degli elementi postivi e degli elementi negativi, ma è proprio questo contrasto a renderlo interessante e a invogliare il lettore a portare a fine la lettura, perché non si capisce sempre e fin da subito dove l’autrice voglia andare a parare. È una di quelle letture veloci da fare in un weekend d’inverno, davanti al camino.