
Lorenza Ghinelli firma un romanzo fortemente evocativo, dalle tinte cupe e richiami fiabeschi. La stirpe e il sangue, edito da Bompiani, non è “solo” un horror gotico, ma una storia dove i legami sono scritti nel sangue. Possiamo considerarlo il vero protagonista silente, colui che muove i personaggi, che apre le porte e a un mondo ancestrale. Il legame sangue-terra popola le pagine del romanzo. Siamo sangue e torneremo alla terra.
Fatta questa premessa, non dobbiamo aspettarci un horror canonico, dove i protagonisti sono minacciati da un mostro o da una forza maligna inarrestabile. La paura assume diverse forme: l’invasore, la natura ostile, la violenza dell’uomo – che appare anche, e soprattutto, come violenza di genere -, l’incertezza verso il futuro, una “società” ottusa e tremendamente tradizionalista. Paradossalmente la morte è ciò che spaventa di meno.
I personaggi si muovono da subito in un ambiente ostile, costretti a prendere decisioni che metteranno in dubbio la loro morale. Insomma, un po’ come la vita, non è tutto bianco e nero. E la forza de La stirpe e il sangue sta anche in questo: portare il lettore a questionarsi sulle infinite modalità in cui l’essere umano riesce a trovare la forza per reagire. E ci riesce, a modo suo, anche quando i pericoli sembrano essere insormontabili. Tutto, però, ha il suo prezzo.
“Un corpo ben nutrito, una carne delicata…”
1442, le armate turche avanzano lasciando dietro di sé una lunga scia di sangue. Quando Radu nasce, creatura anemica e misteriosa, prende fuoco l’albero più antico del villaggio. Un presagio non da poco per quelle comunità così legate alle tradizioni, a quella magia primordiale incisa nei segni della natura. Un segno, questo, che farà cambiare molteplici vite, partendo da quella dei protagonisti.
Maria insieme ai figli Anna e Radu lasciano la propria casa per fuggire nel bosco vicino al villaggio. I Turchi sono ormai alle porte e trovare un rifugio sicuro sembra un’impresa impossibile. La famiglia si sposta da Sârgsor alla foresta, la prima casa di radici e foglie che abitano. Inizia così una fuga disperata dove l’uomo è una presenza violenta, cieca, quasi bestiale. La sua autorità patriarcale toglie il fiato alle donne di questa storia, come un vampiro assetato di sangue. Emergerà in questo delirio maschile quella forza indissolubile che rende le donne sorelle, unite e ribelli.
Maria, Anna e Radu proveranno sulla propria pelle il prezzo della sopravvivenza. E sullo sfondo, mentre va in scena una storia commovente e drammatica, si muove silenziosa la figura di un personaggio cardine della letteratura horror: Dracula.
Radu si attacca al seno di Maria e butta le sue radici…
Etichettare l’opera di Lorenza Ghinelli non è semplice. L’autrice tesse una storia che ha il sapore delle vecchie fiabe che hanno luogo nelle periferie del mondo, immerse in un’aura di segreti e incantesimi tramandati a bassa voce. Gli stessi luoghi che hanno un intenso legame con la natura, gli animali e quelle forze invisibili che popolano l’aria e le rocce. Le atmosfere dark si respirano nei dialoghi e in quei momenti in cui, insieme ai personaggi, appare il sangue. Lui è il vero filo conduttore.
La stirpe e il sangue arriva al lettore come un racconto tramandato da generazioni, che sopravvive ai morsi del tempo. Ha la forza evocativa delle confessioni tra nonna e nipote, quei momenti intimi capaci di cambiare una vita e crearne una nuova. E sì, anche questa fiaba esule e feroce ha tutte le parole per sopravvivere al tempo.
Il narratore – quella voce antica di generazioni – conosce i fatti e li snocciola rendendoli palpabili al lettore, attraverso un lessico semplice e ben posato. Da qui si arriva a un ritmo così delicato, che quasi contrasta con tutto ciò che avviene. Lorenza Ghinelli usa le parole con lo stesso coraggio con cui i suoi personaggi sfidano un Impero. I veri eroi sono questi, diciamolo.
Leggere la magia
Il romanzo di Lorenza Ghinelli non è il classico libro che emoziona per plot twist, citazioni, amori impossibili o ship sognanti – insomma, non ha quegli elementi richiesti dal grande mercato da best seller. La stirpe e il sangue è un romanzo magico. E chi ha una vaga conoscenza sulla magia, sui rituali, potrà avvertire queste presenze nelle pagine del libro.
E poi la bellezza delle illustrazioni di Darkam. Illustratrice, tatuatrice, viaggiatrice e facilitatrice di sospensioni, ha dato vita a delle tavole di una bellezza rara. Lo stile dell’artista, unito al suo background, ha dato una nuova forma al sangue. Una forma viva, ancestrale, da ricercare nelle civiltà che guardano le stelle e aspettano i fiori nel deserto. La vena poetica del romanzo si arricchisce delle tavole di Darkam, grazie al suo stile che in alcuni tratti quasi richiama gli approcci primitivi all’arte figurativa. La stirpe e il sangue scava nel passato, nella Natura dell’uomo, spogliandolo di tutto ciò che è velleitario, senza anima. Ecco perché questo libro è magico.