Le maldicenze – Recensione

Le maldicenze

Nel mese del Pride, Bao Publishing riporta alla ribalta le due opere di Flavia Biondi, Barba di Perle e L’orgoglio di Leone, pubblicate per la prima volta da Renbooks rispettivamente nel 2012 e 2014. Le due graphic novel saranno racchiuse in una raccolta dal titolo Le maldicenze che potrete trovare in tutte le fumetterie e librerie dal 10 giugno.

Il successo di un’artista

Con La generazione (2015), La giusta mezura (2017) e Ruby Falls (2020), Flavia Biondi si è guadagnata un meritatissimo posto nella rosa dei migliori fumettisti italiani pubblicati da Bao Publishing. Per chi non lo sapesse, l’esordio di Flavia Biondi avviene però ben prima del 2015. Dopo una serie di collaborazioni con varie etichette di autoproduzione, fonda, nel 2012 insieme ad altri sette colleghi, la Manticora Autoproduzioni.

Obiettivo del gruppo è concentrare la propria attenzione su storie di qualità confezionate in modo professionale, pescando a piene mani nell’immaginario weird e popolare. “

Se il carattere weird di Flavia Biondi lo vediamo quasi esclusivamente nei suoi racconti per Manticora Autoproduzioni, qualità e professionalità la accompagnano da sempre. Grazie a quattro tavole realizzate nel 2011 per il concorso Komikazen, che diventeranno successivamente la base per Barba di perle, si fa notare dalla appena nata Renbooks. L’obiettivo di questa casa editrice di fumetti è quello di essere la prima in Italia dedicata esclusivamente alla pubblicazione di storie LGBTQAI+. Barba di perle diventa così, a dicembre 2012, il primo fumetto italiano pubblicato in versione cartacea da Renbooks. Due anni dopo, esce L’orgoglio di leone. Nel 2015, sempre con Renbooks, Flavia Biondi pubblica in una tiratura limitata e numerate di sole 100 copie L’importante è finire, la sua prima e vera graphic novel. Quest’ultima opera è stata ristampata di recente dalla Renape, in una nuova edizione e con una nuova introduzione dell’autrice.

Purtroppo, le buone intenzioni della Renbboks non l’hanno ripagata in fortuna e in pochi anni la casa editrice ha chiuso i battenti. Una delle conseguenze è stata che Barba di perle e L’orgoglio di Leone sono stati per anni introvabili. Dobbiamo dunque ringraziare Bao Publishing per aver dato una seconda e meritata occasione a queste due opere.

Le maldicenze: Barba di perle

Santo vive e lavora a Firenze. Conduce una vita tranquilla e di basso profilo. Frequenta da un anno un ragazzo di nome Davide ma non lo considera il suo fidanzato. Custodisce gelosamente il suo segreto e vive con l’ansia che i suoi coinquilini possano scoprirlo. Il fatto di essere gay non è però il suo unico segreto: Santo è infatti attratto da orecchini, collane e tutti gli orpelli che generalmente indossano le donne. Si vergogna talmente tanto di questa cosa da commettere piccoli furti nei negozi di bigiotteria, per poi nascondere il bottino in un cassetto, lontano anche dagli occhi di Davide. Un giorno, però, si ritrova a rubare nel negozio sbagliato…

Io sono così codardo… ed ho mentito così tanto… da non riuscire neanche a tollerare il confronto con me stesso.

Barba di perle è una graphic novel di appena 100 pagine che si legge tutta d’un fiato. La sua brevità è compensata dalla densità dei sentimenti del protagonista che vengono fuori, pagina dopo pagina, in un’esplosione liberatoria. Santo è un ragazzo a disagio con il proprio corpo ma che dello stesso corpo ha fatto uno scudo per difendersi dalla società, perché “o hai la barba, o hai le perle”. È vittima degli stereotipi di genere ma non si rende conto che il giudice più inflessibile è proprio se stesso.

Il tempo in cui ti guardi allo specchio, quello è un tempo lunghissimo e importante. I tuoi occhi sono l’unico sguardo che devi soddisfare.

In quest’opera, lo stile di Flavia Biondi è ancora grezzo ma si riconoscono già tutti gli elementi che rendono i suoi personaggi inconfondibili. La forma del naso e le lentiggini sugli zigomi sono una firma che troveremo anche nei suoi lavori successivi. Firenze è talmente ben rappresentata che certe tavole sembrano cartoline. Vige molto il contrasto chiaro e scuro, aspetto che si attenuerà già molto ne L’orgoglio di Leone. All’impatto visivo si accompagna una storia già molto matura e importante, che trasmette al lettore tutta la forza empatica di Flavia Biondi. Si percepisce quanto l’autrice conosca bene i pensieri dei suoi personaggi e quanto tenga a vederli realizzati.

Le maldicenze: L’orgoglio di Leone

Thomas è un giornalista che vive a Siena ed è in attesa di ottenere una promozione che lo porterebbe a trasferirsi a Milano. È un uomo ambizioso di trentatré anni, sicuro di sé, e gli piace sfoggiare il suo successo attraverso una bella macchina e una raffinata ventiquattr’ore. Ha una fidanzata, Caterina, che lo aspetta a Milano e che vede una volta al mese ma, soprattutto, Thomas ha un vizio: il vizio del venerdì, che lo porta a cercare uomini su internet con cui passare una notte. È convinto che nonostante tutto la sua reputazione rimarrà sempre intatta, fino a quando una di queste sere non incontra Leone

Perché devono piacermi gli uomini? Tutti dicono che non c’è niente di male. Ma i froci sono gli ultimi, l’omega. Non hanno il rispetto. Io non sono così.

Thomas, come dice Flavia Biondi stessa, è un personaggio “così antipatico che non si meritava neppure di essere nel titolo del suo libro”. E ha ragione! Difficilmente si riesce a empatizzare per un personaggio tanto pieno di sé da non mettere minimamente in discussione la propria visione della vita. A far vacillare tanta sicurezza arriva però Leone.

Leone è il suo opposto. È più giovane di 10 anni, un ragazzino quasi, ma vive la sua vita senza finzioni e senza vergogna di quello che è. Thomas, tuttavia, non riesce proprio a comprendere come si possa decidere consapevolmente di appartenere ad una minoranza con il rischio di essere discriminati giorno dopo giorno. Come Santo in Barba di perle, è il primo nemico di se stesso perché vuole rimanere a tutti i costi sul carro dei vincitori, aggrappandosi all’esigenza di essere conforme agli standard imposti dalla società. A discapito della vera felicità.

È nella mia pelle, c’è sempre stato. La voglia di vivere al di là di quello che possono dire, la voglia di urlarlo al mondo. Lo sento. È l’orgoglio Ariana. È lo stesso orgoglio di Leone.

Avere queste due opere racchiuse nello stesso volume, fa notare subito la maturazione dello stile di Flavia Biondi nel corso di due anni. Il tratto è molto più leggero e lineare e la stesura del colore rende l’opera molto armoniosa. La fisicità e lo stile dei personaggi ne rappresenta perfettamente il carattere, quasi da sembrare stereotipati. Leone dimostra più dell’età dichiarata nella storia, forse per l’originale taglio dei baffi o più probabilmente per il peso di una saggezza prematura. Anche in questo caso, i luoghi non sono solo lo sfondo in cui ambientare la storia ma sono essi stessi protagonisti: vi sembrerà davvero di trovarvi a Siena e Genova.

Contro le maldicenze

Santo e Thomas sono due personaggi molto diversi tra loro ma accomunati dalla stessa paura: le maldicenze, quel che la gente pensa di loro. Entrambi sanno di far parte di quella minoranza che la società disapprova, di essere possibili vittime degli sguardi, delle ingiurie e della violenza di chi li vorrebbe uguali a loro. Sanno che per vivere senza problemi devono fingere di essere uomini virili e comportarsi come ci si aspetterebbe da un vero maschio. Tutto questo li porta ad avere comportamenti al limite dell’omofobia.

Quanto si può continuare a fingere nella vita prima che il castello di carte crolli? Quanto può essere stancante vivere una storia fittizia piuttosto che lasciarsi andare a essere se stessi? È davvero più importante il giudizio altrui rispetto all’amore per la propria persona? Santo e Thomas si troveranno entrambi davanti a un bivio e dovranno solo decidere se intraprendere la strada giusta: la strada dell’orgoglio.

A distanza di quasi dieci anni dalla realizzazione di queste due opere, la situazione in Italia in tema di diritti per le persone LGBTQAI+ è sicuramente migliorata ma la strada è ancora lunga e inerpicata. Le maldicenze ci ricorda che gli stereotipi sono duri da abbattere e che per questa ragione ci sono ancora tante persone che non si sentono libere o al sicuro di fare coming out. A distanza di quasi dieci anni, dunque, Le maldicenze è ancora un’opera estremamente attuale e oggi abbiamo una seconda occasione per non lasciarcela scappare.