Nella pancia della scrofa | Recensione

L’avidità, il bisogno sfrenato di ottenere sempre di più. Qualcuno lo condanna; qualcun altro dice che non c’è nulla di male nell’aspirare a migliorare la propria condizione socio-economica. La letteratura e la filosofia hanno a lungo discusso, tra metafore, trattati, allegorie e massime su questo concetto che è antico come l’essere umano. Nonostante ciò non è raro trovare articoli e opere artistiche nuove che rappresentano in modi originali o innovativi questo argomento. È il caso dell’audiolibro Nella pancia della scrofa scritto da Christian Sartirana, edito da Vizi Editore e letto da Librinpillole.

I sentieri dell’avidità possono condurre a mete terrificanti. Questa è la lezione di vita che nonno Livio vuole impartire al nipote Luca e lo fa rivelandogli uno spaventoso segreto che conserva sin dai tempi della sua giovinezza: “Ultimamente ho la fissa che almeno una persona nella nostra vita meriti di sapere chi siamo davvero. Perché proprio tu? Chi altri può credere a certe cose se non un ragazzino sveglio? La gente adulta e “normale” non vuole sentire queste storie…”

Un moderno racconto dell’orrore puramente campagnolo, che parla di tartufi, stregoni e maiali fantasma, in un perfetto equilibrio tra brividi e ironia. Ambientato nelle colline del Monferrato Nella pancia della scrofa è il terzo racconto legato al ciclo del Gotico Piemontese di cui Christian Sartirana è uno dei massimi esponenti.

BOOKMOVIE nasce dall’incontro tra audiolibro e dramma radiofonico. Un’esperienza audio in cui la narrazione e la recitazione si fondono mentre le componenti sonore, tipiche del cinema, rapiscono l’ascoltatore proiettandolo al centro della storia.

“Credo che certi luoghi possano trattenere qualcosa di chi ci è vissuto a lungo, o ci è morto. Chiamali fantasmi, spettri, presenze… chiamali come ti pare ma qualcosa rimane e potrebbe essere buona come potrebbe non esserlo affatto.”

Quando si sente parlare di mostri o di creature che fanno paura è molto facile che il vostro pensiero corra e immagini fantasmi fluttuanti nell’aria, troll delle caverne o clown assassini. Tuttavia è anche opinione diffusa che queste cose non esistano. È meno istintivo pensare che cose comuni come un trattore o degli animali ridicoli come i maiali possano far paura. I bambini vanno a letto spaventati perché hanno sentito parlare dell’Uomo Nero, sicuramente non perché hanno paura degli animali della fattoria dei loro nonni.

Una delle peculiarità più interessanti di questo audiolibro non è solo il fatto che “il mostro” sia un animale che tutti voi conoscete e che avete visto almeno una volta nella vita; la cosa più bella è che tra tutte le specie che poteva scegliere, Christian ha deciso di scrivere di uno degli animali più innocui di tutto il repertorio dei quadrupedi.

I maiali hanno un aspetto ridicolo, ma nascondono una furia assassina pari a quella dei mostri più sanguinosi presenti nell’immaginario comune. O comunque la scrofa presente in questo racconto è sicuramente una creatura di questo tipo. Il suo nome è Castagna e quando Livio era bambino aveva terrorizzato così tanto il vicinato che i ragazzi avevano addirittura creato una filastrocca su di lei.

“Nella sua terra non ti avventurare se a casa intero vuoi ancora tornare, il  Terezio Durando sarà anche schiattato ma giù, all’Inferno, non è mai arrivato. E se dentro al suo bosco ti farai vedere, manderà Castagna a mangiarti il sedere.”

Una filastrocca, anch’essa, apparentemente innocente. Un semplice gioco di bambini che, nella noia, avevano messo insieme un paio di versi in rima. E se non fosse stato realmente un semplice gioco? Se quella filastrocca nascondesse più verità di quanto una persona normalmente potrebbe pensare? E se, ancora una volta, i bambini ci avessero visto più  lungo degli adulti?

A rispondere a queste domande ci penserà il nonno Livio durante il suo monologo tenuto in presenza d suoi nipote, Luca. Un monologo tramite il quale il vecchietto ricorderà un periodo della sua giovinezza che non ha mai dimenticato a causa della presenza costante di una persona: Fulvio. Lui era il classico “ricco, solo e annoiato”, donnaiolo, scapolo, con una passione per i viaggi, che a un certo punto ha avuto la fantastica idea di allontanarsi dalla tossicità della città e ritirarsi in un luogo più tranquillo.

Ovviamente Fulvio possiede la classica visione idealizzata della campagna caratteristica delle classi più agiate, e sarà molto dura per lui accettare che la vita in questi luoghi non è solo profumo di fiori e canti di uccellini, ma è soprattutto puzza di sterco e muggiti di vacca. Quando lo scoprirà cadrà in uno stato di noia che Livio conosce bene, non perché l’abbia vissuto sulla propria pelle ma perché ha visto molti ricconi disillusi come lui precipitare in tale condizione. Da buon amico, allora tenta di aiutarlo suggerendogli di andare a cercare dei tartufi. Sarà questo l’inizio della fine per l’amicizia tra Fulvio e Livio.

“La più grande malattia dell’umanità non è il cancro come dicono alla televisione…ma la rottura di palle, o di ovaie se non vogliamo fare i maschilisti. E pur di mantenerle intere siamo disposti a fare di tutto: tradire, rubare, rischiare la vita (nostra o quella degli altri), credimi, è così.”

Livio, dal canto suo, non è il classico personaggio che racconta la sua storia mettendo in evidenza le sue virtù o cercando di distorcere la realtà per far sembrare sé stesso più buono. Nel suo racconto non si fa problemi a descrivere nel modo più diretto e schietto possibile, senza perdersi in inutili giustificazioni, i fatti così come sono accaduti, anche se questi lo fanno apparire come una persona dalla moralità dubbia e vacillante.  Livio è un antieroe e sa di esserlo; non si vergogna di ciò e racconta la sua storia senza reticenze.

Perché? Sia perché vuole levarsi un peso dalle spalle, sia perché vuole insegnare a suo nipote una lezione fondamentale nella vita: tutte le azioni hanno delle conseguenze che l’individuo deve affrontare. Non importa se ciò che si compie sia buono o meno, accettato dagli altri o meno, volontaria o meno; se si mette decide di fare qualcosa – o ci si astiene dal faro, scegliendo di non agire – una conseguenza da affrontare ci sarà sempre, quindi tanto vale farlo a testa alta.

Questo racconto si differenzia molto dagli altri dell’autore che fanno parte del ciclo del Gotico Piemontese. Nonostante Christian riesca sempre a essere originale nel modo in cui descrive le scene e racconta le vicende, dando al lettore i brividi attraverso l’utilizzo di oggetti e animali comuni (il tutto rigorosamente ambientato sempre tra le colline della campagna), in questo racconto inserisce un protagonista che spicca per la sua particolare capacità riflessiva e argomentativa.

In conclusione

Se avete voglia di rabbrividire o volete una storia che vi spinga a girarvi nel letto la notte ma, allo stesso tempo, volete che questa sia rapida ed efficace, allora Nella pancia della scrofa fa sicuramente per voi. Christian riesce a donare tridimensionalità ai personaggi nonostante il racconto non sia lunghissimo e, se lo leggerete, arriverete alla fine della storia condannando ma allo stesso tempo empatizzando con nonno Livio.

Nella pancia della scrofa è un racconto che vi farà mettere in discussione la vostra scala dei valori e, probabilmente, vi farà aprire gli occhi su una realtà che spesso si sceglie di non vedere.