Phantom Stalker Woman | Recensione

In un’epoca come questa, dove il Grande Fratello “social” guarda tutti, ma allo stesso tempo si finge di non essere osservati (anzi, in qualche modo, si cerca attenzione e ammirazione da parte degli altri), Star Comics riporta, restaurato, un grande successo dell’horror psicologico della fine degli anni Novanta, firmato Minetaro Mochizuki: Phantom Stalker Woman, già edito nel 2002.

Cominciamo con una specifica importante: la trama di questo volume riesce ad essere al contempo lineare e confusionaria. Abbiamo un protagonista, Hiroshi Mori, studente del college, e un’antagonista, Sachiko. Una notte, Hiroshi sente bussare insistentemente alla porta del vicino ed esce a controllare. Lamentandosi dell’ora, nota che la visita è di una donna alta, magra, dall’aspetto trasandato. È Sachiko che, da allora, entra definitivamente nella vita del ragazzo, trascinandolo in un inferno fatto di ansia, persecuzione e follia.

I personaggi e i temi

Delle figure secondarie sono necessarie per rendere bene il patto di verosimiglianza, e tra queste annoveriamo Rumi e Satake. Allo stesso tempo, però, molte avvisaglie del paranormale si fanno spazio in questo volume di 214 pagine.

C’è da definire il fatto che Phantom Stalker Woman non presenti personaggi a tutto tondo, come è normale per un’opera tanto breve e tanto volutamente avvolta nel mistero. Non si è mai davvero terrorizzati dall’antagonista. Allo stesso tempo, però, ci si sente pervasi da un’inspiegabile sensazione di angoscia durante la lettura. Hiroshi e Satake, poi, mostrano un background di conoscenza lunga una vita. Si sente, anche se in sottofondo, il pentimento dei due per aver perpetrato degli atti di bullismo negli anni delle scuole elementari, segno di un’evoluzione dei personaggi che c’è stata ma non si è vista direttamente.

Oltre allo stalking, al bullismo e all’evoluzione personale (in bene o in male, a seconda dei casi), nel volume vengono trattati vari temi a sfondo psicologico, quali le ossessioni e le manie persecutorie, la depressione e il suicidio. Velatamente, viene raccontata la trasformazione delle dicerie in leggende metropolitane.

Il tratto e l’effetto finale

Phantom Stalker Woman presenta una ben riuscita “introduzione a colori” per le prime tavole, capace di coinvolgere meglio il lettore nella storia. Il tratto è pesante, graffiato, sporco, come la storia. La quantità di neri è soffocante, i grigi incupiscono ancora di più le scene. Il tutto è circondato da griglie sommariamente regolari che creano un effetto “gabbia” ancora più evidente. Insomma, la coesistenza di disegni tanto pesanti e di una storia del genere, che affonda le radici nella leggenda della Kuchisake-Onna (una donna deturpata da un marito geloso che, al fine di punire la sua vanità, le tagliò la bocca da orecchio a orecchio) si compensano e condensano in un volume che resta impresso nella mente del lettore.

Attualizzare l’opera

Si tenga a mente, quando si legge un qualsiasi racconto di terrore (o che stipuli un contratto di tensione con il lettore) che la prima regola per questo sia concentrazione. Chi legge, infatti, deve essere rapito dal racconto, il quale ha il dovere di risultare condensato, breve e ricco di piccole “spie di inquietudine” che tengano alta l’allerta. Esempi-cardine di questo tipo di opere, nella storia della letteratura, sono i Racconti del Terrore di E.A. Poe. Non esiste, in Phantom Stalker Woman un momento dove non si risulti angosciati dalla scena, sia anche la più tranquilla. C’è sempre la sensazione che qualcosa, in qualche modo, non vada.

Il volume che Star Comics traduce, dalla sua versione giapponese, uscita nel Giugno del 1993 diventa ancora più inquietante se attualizzato. Questa ulteriore destabilizzazione nel lettore si ha portando la storia in prospettiva. Oggi, il voyeurismo è quasi una sorta di costante, nelle nostre vite, per quanto esso passi per la rete. L’essere osservati, sembra passare in secondo piano quando è la massa l’osservatore.

Il punto peculiare di questo volume è proprio la capacità di catapultare la coscienza di un lettore di oggi in una dimensione razionale per cui la riflessione sull’essere osservato sia forzata. Una volta presa coscienza della possibilità per cui la massa possa trasformarsi in (o rivelarsi come) una sorta di Sachiko, un meccanismo di autodifesa porta alla rivalutazione del proprio modo di approcciare ai social.

Insomma, Phantom Stalker Woman è un’opera attuale e che fa riflettere, che porta agli amanti dell’horror psicologico un’angoscia lucida, spiegabile razionalmente e che, quindi, si trasforma in uno spunto di ri-analisi della società contemporanea.