Redo of healer Vol. 1 – Recensione

redo of healer

Magic Press non manca di sorprenderci ancora un volta, portando in fumetteria uno dei titoli più discussi del momento. Redo of healer è il manga scritto da Rui Tsukiyo e disegnato da Soken Haga, tratto dall’omonima Light Novel. E’ un Seinen cattivo che non si preoccupa di indorare la pillola e trascina il lettore in un turbine violento di emozioni. In un susseguirsi rapido ed incalzante di vicende, questo primo volume si rivelerà essere solo la punta dell’iceberg di un intricato e studiato piano di vendetta.

Nel Regno di Jioral, occasionalmente, nascono individui con dei poteri particolari. Questi, chiamati campioni, sono coloro in grado di ergersi a protettori dell’umanità. Anche Keyaru è un campione e sembra andare tutto per il verso giusto quando viene invitato nel party dalla principessa Flare, campionessa della Magia. Tuttavia le apparenze spesso ingannano e, scoperta la classe di “Guaritore” di Keyaru, considerata inutile, la maschera di gentilezza indossata da Flare sembra lentamente sgretolarsi, mostrando al di sotto di essa una donna assettata di sangue e senza alcun riguardo per la vita altrui.

Soggiogato e sfruttato a causa del suo potere, Keyaru vivrà anni di puro inferno, alla mercé di Flare e i suoi alleati. Ma si sa che ride bene chi ride ultimo e, avendo l’opportunità di portare indietro le lancette del tempo, Keyaru sarà pronto a trasformarsi da prigioniero a secondino, intrappolando i suoi torturatori nelle maglie della ragnatela della sua atroce vendetta.

Non il solito manga

Redo of healer non è il solito manga dall’ambientazione fantastica a cui siamo abituati. In un mercato fumettistico in cui trionfa la moda degli Isekai e in cui si tende ad abusare del genere Fantasy, questa serie sembra volersi discostare dai canoni ai quali siamo ormai abituati e portare un twist interessante ad un setting col quale ormai tutti hanno già familiarità. Viene così abbandonata l’idea dell’ascesa dell’eroe pronto a sacrificarsi per salvare l’umanità e viene prediletta la via dell’anti-eroe, sadico e violento, pronto sì, a sacrificare qualsiasi cosa, ma solo per ottenere ciò che vuole.

Tsukiyo-sensei, nella consapevolezza del suo talento nel giostrare una trama intricata, sceglie di mettere insieme, nella sua opera, quelli che sono gli elementi di maggiore popolarità sul mercato giapponese. Una storia ambientata in un mondo fantasy, incentrata sulla vendetta del protagonista, che si muove sulla linea sottile del genere Ecchi senza mai compiere quel passo che potrebbe far urlare all’“Hentai”. In tal senso, Redo of healer, strizzando un po’ l’occhio ad opere simili come Tate no Yuusha (The rising of the shield hero) decide di compiere un ulteriore passo in avanti, portando al lettore una storia senza filtri che sa di pura crudeltà.

Un manga scorretto

Questo manga non è sicuramente il primo ad avere come protagonista un anti-eroe o un villain, ma forse è il primo che osa spingersi lì dove generalmente gli autori non vogliono arrivare. Si butti nel dimenticatoio il politically correct, Redo of healer è cattivo, sa di esserlo e non ha paura di affrontare temi scomodi nel corso delle sue vicende. Dalla tortura allo stupro, dal razzismo alla droga, il primo volume è perfettamente in grado di gettare le basi di una storia che non si preoccupa di far storcere il naso al lettore. Al contrario l’uso della violenza che sfocia spesso nel gore sembra essere voluto per suscitare una reazione di stupore misto a sdegno. L’autore mira a colpire chi legge con le sue scene borderline, a tratti forse raccapriccianti, senza preoccuparsi di esagerare. Mira ad ottenere una reazione, incurante se essa sia positiva o negativa.

In quest’ottica Redo of healer porta una ventata di novità ad un genere che ormai è stato spremuto come un limone, sotto ogni punto di vista. Come fosse frutto di un’attenta ricerca di mercato, Tsukiyo-sensei sceglie di utilizzare i tipici elementi dei manga più popolari, arricchendoli con il suo personalissimo tocco. La storia di vendetta, generalmente impostata al riscatto morale dell’eroe, viene qui sviscerata nei sui aspetti più crudi. Il protagonista non è instradato sulla via della redenzione, né è caratterizzato da una bontà d’animo tale da guidare le sue scelte verso ciò che è eticamente giusto. Keyaru è pervaso dall’odio e si lascia trascinare da esso fino a far emergere gli aspetti più sadici della sua personalità.

La caratterizzazione dei personaggi rappresenta uno degli elementi più controversi di questo manga. Il primo volume, nelle sue quasi 200 pagine, è già in grado di mettere in risalto la trasformazione che subirà il protagonista. In un costante gioco delle parti, l’autore sembra divertirsi nello smuovere gli equilibri facendo sì che Keyaru si tramuti da sottomesso a dominatore, da soggiogato ad aguzzino. In uno spietato occhio per occhio, dente per dente, che lo vedrà impegnato a ribaltare la sua situazione, questi si troverà in balia delle proprie emozioni negative, che diverranno forza motrice di ogni sua azione.

L’evoluzione del personaggio di Keyaru che, pur non nascendo cattivo, sembra inesorabilmente divenirlo nello scorrere delle tavole, finirà col rappresentare il punto focale su cui si divideranno i lettori. In uno scontro epocale tra bene e male, sarà impossibile non chiedersi se le sue scelte siano giustificabili. In poche pagine Redo of healer è così in grado di mettere tutti con le spalle al muro, nel perenne limbo dato dal dubbio su cosa sia giusto e cosa sbagliato. Creando un personaggio col quale è impossibile non empatizzare ma, al contempo, del quale risulta intrinsecamente difficile perdonare l’agire.

La strumentalizzazione del sesso

Esplicito e crudo, questo manga non manca ovviamente di stuzzicare il lettore con scene spinte incentrate sul sesso. Avvalendosi della possibilità di indirizzare la serie ad un pubblico adulto, Tsukiyo-sensei non sembra intenzionato a rendere la serie di per sé pornografica, ma non manca di sfruttare la presa che il tema del sesso ha sui potenziali lettori. Supportato dagli impeccabili disegni di Haga-sensei, che si concentrano particolarmente sulle figure femminili, sempre rappresentate con seni abbondanti, divise e vestiti succinti che poco lasciano all’immaginazione, l’autore di Redo of healer inserisce il sesso ad ogni occasione, senza però lasciare che esso divenga fine a se stesso.

Ancora una volta si percepisce l’attenzione che il mangaka ha riservato alla preparazione dell’opera. La scelta di rappresentare scene spinte, esplicite, ma censurate quel po’ che basta a non poter definire il manga un vero e proprio Hentai, dimostra nuovamente come l’autore abbia intenzionalmente scelto di sfruttare un elemento popolare in maniera innovativa. Ogni rapporto mostrato all’interno del volume, infatti, è sempre calato e contestualizzato nel mondo creato da Tsukiyo-sensei, sino a divenire quasi un’arma nelle mani di Keyaru, finalizzata alla realizzazione della sua vendetta.

In conclusione, non è difficile comprendere perché Redo of healer, sin dall’uscita della sua trasposizione anime, sia stato sulla bocca di tutti, inneggiato a opera di genio da alcuni e devastato dalla critica di altri. Scegliendo la vendetta come tema portante e la violenza, in tutta la sua crudezza, come strumento attraverso cui realizzarla, l’opera si è dimostrata essere un vero e proprio spartiacque. In tal senso, facendo appello al fascino che la malvagità esercita sull’animo umano, l’opera sembra voler stuzzicare il lettore a spingere la propria immaginazione oltre i confini del buon senso.

Dimenticando cosa sia giusto, etico o morale, sarà sempre lì a pungolare la loro fantasia, in un costante bilico tra sadico piacere e disgusto. E’ proprio questa sua ambivalenza che si dimostrerà essere il suo maggiore punto di forza. Che il lettore ne sia attratto o meno, non potrà che provare curiosità e desiderare di leggere il volume successivo, nel dubbio di sapere sino a dove l’autore oserà spingere la sua storia.