Richelieu | Recensione

Richelieu

Tra i banchi di scuola e nelle aule universitarie si è spesso abituati, soprattutto nei primi, a conoscere e studiare la Storia da un unico punto di vista e secondo una costante modalità: un solo manuale pressoché sintetico delle varie epoche, aggiornato con scarsa frequenza, alimentato da un apprendimento statico e privo di pensiero critico.

Ne consegue uno stupore, alquanto immotivato, dinnanzi alle menti che dimenticano, conoscono poco o non riescono ad articolare un discorso personale a scopo argomentativo, costruttivo e dinamico in vari contesti. A questo si aggiunge una poca dimestichezza nel mettere in dubbio verità universali a discapito di ricerche dirette e approfondite che potrebbero sviluppare attive concatenazioni di idee alternative.

C’era l’inferno in Francia, durante gli ultimi anni, tra le guerre di religione e la lotta per la successione al trono, tuttavia, i giovani […] si perdevano nei sogni irrealizzabili.

Cambiare tale sistema con immediata applicazione è complicato ma, fortunatamente, intelletti brillanti, coloro che non si limitano a questo tipo di infarinatura, scavalcano il problema percorrendo altre strade, parallele anziché sostitutive, a quelle della pubblica istruzione.
Tesi analitiche a più volumi, saggi, biografie, libri documentati che interpretano la Storia. Tutto ciò che, in forma attendibile e verificata, compensa le mancanze evidenziate prima. Tutto ciò che possiamo trovare nel romanzo storico di Natascia Luchetti, edito da Delrai Edizioni, intitolato Richelieu: la storia dell’uomo che cambiò la Francia.

Spesso invisa alla Storia, ma anche alla Letteratura, la figura del cardinale Armand-Jean du Plessis de Richelieu ha subito nel corso degli anni una damnatio memoriae da parte dei suoi successori, fino ad arrivare a una distruzione materiale di ciò che riguardava la sua vita.
Il ruolo che l’uomo ha svolto per la Francia ha avuto, però, tanta risonanza da superare i secoli e affascinare l’immaginario contemporaneo di chi ha saputo leggere tra le righe e tornare a valorizzare un’esistenza vissuta al servizio della Francia, un Paese che senza Richelieu non sarebbe la Potenza europea che è attualmente.
Fin da bambino Armand-Jean sviluppò attitudini notevoli, se si considera la sua salute cagionevole, e, durante il corso della vita, non ha mai sottovalutato questioni come l’igiene e la povertà, trascurabili invece per i suoi contemporanei.
Questo romanzo vuole essere un omaggio attendibile storicamente a colui che ha sempre lottato per dimostrare che una politica ben fatta pone un Paese in condizione di superare ostilità interne alla nazione e che, insolito ma non meno importante, l’amore per i gatti può aiutare a salvare l’anima.

«La morale di questa storia è una e una soltanto: non bisogna fidarsi mai di quello che appare. La gente racconta ciò che le fa comodo. […]»

La figura di Richelieu è sempre stata affrontata, storicamente parlando, con criteri invariabili, concentrandosi poco sulla sua giovinezza e molto, attraverso uno sguardo talvolta giudicante e controverso, sul suo essere uomo di stato. La Luchetti ci presenta, invece, un soggetto completamente inedito senza trascurare nessun aspetto e procedendo per gradi.

Armand-Jean appartiene a una famiglia nota ma per niente ricca e influente, e viene cresciuto all’ombra di sé stesso per via di una salute delicata. Considerato, dunque, di spirito pieghevole e incline solo alle dimensioni più miti della società, viene valutato l’anello debole in una cerchia di spirti indomiti e presuntuosi. Appassionato di lettere e armi, la sua formazione subisce una svolta quando intraprende, non per suo diretto volere, la carriera ecclesiastica subentrando al posto del fratello Alphonse.

Pur accettando il suo destino, per via degli obiettivi allacciati a esso, Richelieu viene privato di una vita di scelte e dalle rinunce incalcolabili. Tuttavia, incamerando già da giovane la filosofia secondo la quale il fine giustifica i mezzi, fortifica il suo braccio di ferro e il suo ingegno astuto, al fine di iniziare la scalata per i piani alti e raggiungere la direzione, come guida indiscussa, di una Francia sull’orlo del precipizio. Seguendo il lascito dei grandi di Roma, oltre alle influenze di Carlo Magno e del Machiavelli, motivo per cui sviluppa concezioni assolutiste di governo, ottiene la carica di vescovo. Passando per gli Stati Generali e un esilio non tanto lungo, comincia così la sua ascesa.

Sembrava che il sentimento amoroso fosse una costante nella vita delle persone, eppure non ce n’era molto attorno a loro. I matrimoni avvenivano in seguito alla stipula di alleanze tra famiglie con interessi in comune. Con la guerra, gli stupri e i maltrattamenti verso le donne erano all’ordine del giorno.

Amore, intrighi, politica e religione. La Luchetti non risparmia nulla nel racconto di Richelieu. Uomo di fede, il cardinale francese ha continuamente ritenuto che solo l’azione pratica di un temperamento solido potesse costruire un rigido modello da usare come pilastro di una nazione indipendente e superiore a qualsiasi altra. Ed è per questo che in lui, tutti gli elementi sopra evidenziati, coincidono assieme.

Attraverso quattro parti distinte ma continuative tra loro, l’autrice narra tutti i momenti precedenti alla conquista della notorietà di un personaggio tanto amato quanto discusso. Con una ricercata cura per l’informazione veritiera e fonte d’ispirazione per considerazioni che continuano anche a libro concluso, si assiste a un romanzo che non cattura nell’immediato ma rapisce piano piano, facendo pregustare al lettore il piacere della lenta scoperta.

La trama viene quindi assaporata per tutto l’arco narrativo redatto e attraverso a una lettura impegnativa perché corposa nella struttura, tanto è vero che è fondamentale non perdere nessuna scena trattata.

Con uno stile che assume toni quasi epici dalla seconda parte in poi, nonostante la mole di pagine scritte, il testo è scorrevole e chiaro nell’esposizione linguistica e adatto a chiunque decida di approcciarsi a esso. Le sensazioni di fascino e innovazione rimangono addossate sulla pelle di chi legge e termina l’opera.

«Io otterrò un potere così grande da diventare immortale […]. Secoli dopo la mia morte, il mondo intero parlerà ancora di me, come l’uomo che ha salvato la Francia dalla guerra civile e della mediocrità.»

Oltre alla minuziosa cura circa i dati contenuti nel libro, la scrittrice ha dimostrato un attento riguardo per tutti i dettagli presenti. Dai dialoghi alle atmosfere dell’epoca e dagli abiti agli eventi alternati, si percepisce, a livello teorico e concreto, l’attendibilità del contenuto esposto che non risulta per nulla appesantito dall’insieme dei tratti descritti.

Pur confermando ancora una volta la validità di quanto detto fino a ora c’è un fattore che spicca più di chiunque altro in modo assolutamente impeccabile: la caratterizzazione dei personaggi e gli strumenti con cui sono stati realizzati.

Offrendo preziosi spunti dai quali partire per ragionare anche su questioni contemporanee per periodo storico, ogni protagonista disposto subisce una sorta di vivisezione letteraria che consente di inquadrarlo da ogni angolazione possibile rispetto allo studio consueto. Ed è per questo, in particolare, che il romanzo di Natascia Luchetti si distingue. Vedere con occhi nuovi uno o più volti appartenenti al passato remoto o meno che sia, è un dono prezioso dal pregiato valore.

Ringraziando la casa editrice per la collaborazione, se le intenzioni dell’autrice sono a favore, si attende, in un prossimo volume ipotetico, la narrazione di uno degli spaccati di storia più intrigante di sempre.