Sangue e Cenere | Recensione

Pensiamo a una tela bianca o semplicemente uno spazio vuoto, a degli strumenti da lavoro e alla volontà di realizzare qualsiasi cosa dal nulla. Immaginiamo, ora, la mano dell’uomo che, attingendo dalle sue doti immaginative, crea una dimensione unica nel suo genere perché mai costruita da altri, con proprie caratteristiche e principi di funzionamento. Un luogo, dei protagonisti ed una storia.

Questa non è immaginazione, è realtà. Tale è il fulcro di ciò che distingue il nuovo High Fantasy firmato Jennifer L. Armentrout, Sangue e Cenere, portato in Italia da HarperCollins nel Marzo 2022.

Blood and Ash, appellativo che attribuisce il nome alla serie portante, apre le sue porte con il primo volume intitolato Sangue e Cenere che, narrato in prima persona secondo un unico punto di vista, emana aria paranormale a tinte romantiche e misteriose, dall’azione coinvolgente quasi sempre dietro l’angolo.

Sangue e cenere: Una fanciulla, un dovere, un regno.

Nelle terre di Solis, dove la nebbia delle grandi vallate nasconde molto più di quello che sembra, Penellaphe Poppy Balfour, chioma rossa e coperta in volto, vive controllata e segregata nel castello che l’ha vista arrivare da piccola, quando un agguato brutale aveva posto fine alla vita dei suoi amatissimi genitori.

Lontano da occhi indiscreti, e senza che possa proferir parola a quanti hanno il divieto di rivolgergliela, passa le sue giornate tra obblighi, interrogativi e lezioni di spada tenute segrete in quanto, per il ruolo che ricopre, nessun’altra attività è concessa al di fuori delle regole cui si deve attenere. Perché lei è la Vergine e gli dei l’hanno scelta. Pur non sapendo nel dettaglio cosa prevede il rito con cui ascenderà alla corona celeste, aspetta indomita che il gran giorno avvenga al cospetto dei reali.

Ma i tempi stanno cambiando e l’Oscuro Signore, principe di Atlantia, è pronto alla sua rinascita. Quando le mura dell’Alzata vengono minacciate da repentine uccisioni velate da un’aura segreta a Penellaphe viene assegnata una nuova guardia, e non una qualunque ma la più giovane, inaspettata e letale. Dagli occhi scuri cosparsi di venature oro, Hawke, sorvegliante in carica, emana fuoco e tempesta ad ogni passo e intrigante ironia ad ogni sguardo, tanto che il dio Theon, degli Accordi e della Guerra, perde la sua piena autorità se a lui paragonato.

Il tempo che i due si ritrovano a passare insieme causa inevitabilmente uno squarcio al bianco drappo, immacolato fino ad allora e, se i dettami imposti proibiscono ogni genere di contatto, qualcosa di assolutamente sbagliato sta per accadere. Il problema è uno solo, nessuno può più tornare indietro.

“Con la mia spada e con la mia vita, giuro di proteggerti, Penellaphe. Da questo momento fino all’ultimo, io sono tuo.”

Approcciarsi alle letture della Armentrout, in virtù di ciò che il suo nome rappresenta, sembra sempre facile poiché le sue storie tendono ad ammaliare in un modo o nell’altro, ma è il riscontro effettivo che, alla fine, conta davvero. In questo specifico caso l’autrice ha fatto nuovamente centro attraverso, però, una modalità di esposizione diversa dal solito che parte con una trama che non fornisce linee guida sulla storia ma solo una presentazione estremamente generale delle sue strutture portanti. Quando ci si immerge nella storia si fatica, almeno inizialmente, a districarsi tra i rovi presenti.

Per le prime cento pagine, circa, risulta difficile familiarizzare con il complesso worldbuilding ideato dalla scrittrice a causa della miriade di informazioni fornite. La radice della questione non sta nello stile utilizzato, articolato in modo efficace sia nella sua componente linguistica sia in quella espositiva, quanto nella tempistica data, ristretta e sfuggente, al fine di assimilare il tutto. Tempo che, per giunta, viene fornito dopo la peculiare spiegazione del sistema operativo che ruota attorno alla realtà costruita.

Di conseguenza i momenti successivi risultano un po’ lenti. Sarebbe stato meglio procedere per gradi, fornendo pian piano le informazioni necessarie e in sequenze narrative diverse affinché fosse coperto l’intero arco coinvolto, proprio per evitare situazioni poco celeri. Questo incide in maniera negativa sulla percezione della storia? Assolutamente no.

“Ogni volta che mi dai retta ho l’impressione che le stelle stiano per cadere dal cielo da un momento all’altro.”

Superati i passaggi iniziali, gli eventi sono un crescendo di intensità, azione, coinvolgimento emotivo e paralizzante inquietudine dinnanzi all’ignoto che, con la Armentrout, appare sempre in bilico tra menzogna e verità. L’ambiguità di fondo, motore vivo del legame che si instaura con il lettore affamato di conoscenza, è il tratto caratteristico dell’autrice statunitense che accenna possibili risoluzioni dei misteri più reconditi per poi rimescolare completamente le carte in tavola.

Il grande plot twist, che generalmente ci si aspetta nelle narrazioni ad esso predisposte, in quest’opera non è poi così grande, arriva limpido e chiaro in un percorso di crescita costante, e ciò non accade per mancanza di freschezza e originalità nella storia, ma proprio per la tipologia di comunicazione scelta nell’esposizione degli eventi. La Armentrout è pienamente consapevole di ciò. È stata lei a volerlo.

È vero che sono molti i punti non ancora svelati, del resto è solo il primo libro della serie, tuttavia sotto un occhio attento alle dinamiche contenutistiche, avvalorate dall’uso specifico di termini lessicali, si possono ampiamente captare piccoli e quasi impercettibili indizi forniti dalla scrittrice. Per cui alla fine ci si ritrova con una mappa ben collegata nei suoi punti cardinali, perfettamente leggibile nella sua interezza. Ed è grandioso considerando ciò che succede nelle pagine finali del libro.

Il seguito, già diffuso in Italia agli inizi del mese scorso, si prospetta ricco di elementi con una buona dose di suspense, ci addentriamo nel vivo della storia e non ci resta che scoprire quali assi nella manica la Armentrout sfoggerà questa volta.