Santa Mara | Recensione

Visitare dopo anni la cittadina in cui si è trascorsa la propria infanzia può riportare a galla molti ricordi: i pomeriggi estivi passati nella casa dei nonni, il profumo di quel delizioso piatto cucinato dalla mamma, gli anni scolastici, i primi amori. Una malinconica nostalgia che crea un certo piacevole turbamento. A volte, però, questo tuffo nel passato può essere tutt’altro che gradevole, soprattutto se da quel piccolo e misterioso paesino sei scappato a gambe levate quando eri ancora un ragazzo. È questo quello che è accaduto a Gianmaria, ostile protagonista di Santa Mara, opera di Alessandro Girola che, dopo altre coinvolgenti e folli creazioni come Cocagne, ci stupisce con questo nuovo romanzo.

Gianmaria è fuggito da Santa Mara appena ne ha avuto la possibilità, lasciandosi alle spalle un padre violento che non lo ha mai amato, gli amici d’infanzia e la sua prima fidanzata, Rossella. Mai scelta fu più giusta; adesso è un importante uomo d’affari e sta per partire alla scoperta della Norvegia con la sua compagna Luana. Ma suo padre decide di fargli un ultimo, grande smacco morendo proprio poco prima dell’inizio del viaggio. Adesso Gianmaria è costretto a tornare a Santa Mara per il funerale di quello che per lui è uno sconosciuto e per sbrigare alcune faccende burocratiche.

In quel paesino che tanto ha odiato ritroverà delle vecchie conoscenze e, in seguito a un inaspettato invito da parte di una sua ex insegnante di scuola, gli tornerà in mente un ricordo terribilmente offuscato di un evento del quale nessuno sembra voler parlare. Che genere di segreto nasconde quel piccolo e all’apparenza ordinario paesino di campagna?

Ho aperto un’associazione culturale a Villa dei Mandorli. Qui ci occupiamo di arte, di meditazione, di buon vivere. Avrei il piacere di rivederti. Passa una sera a trovarmi, dopo il tramonto.

Inutile ma doveroso dirlo: i romanzi e i racconti di Alessandro Girola sono una garanzia. L’autore riesce a costruire delle storie che affondano profondamente le radici nella realtà quotidiana, talvolta aggiungendo dettagli e scenari presi da elementi di cronaca, e le intinge in un calderone colmo di elementi horror e fantasy. Ciò che ne esce fuori sono narrazioni verosimili che al loro interno trovano intrecciate vicende dal carattere puramente umano e sovrannaturale. Santa Mara, naturalmente, non fa eccezione.

La storia comincia volendo raccontare il viaggio del protagonista verso la sua cittadina natale immersa nella campagna veneta. Un posto che Gianmaria ricorda con disprezzo e che ormai è abitato da anziani bigotti e qualche suo coetaneo rimasto lì per oscuri motivi. Tutto estremamente ordinario. Per questo quando il protagonista viene a sapere delle dicerie che girano attorno ad alcuni abitanti del paese il lettore, assieme a lui, stenterà a crederci. Si sa come sono i piccoli borghi di campagna, tutto ciò che è diverso non è accettato, e tutto ciò che non è accettato deve essere mandato via. Anche a costo di dover inventare una storia assurda degna delle peggiori leggende metropolitane.

Eppure i primi dubbi sorgeranno quando a Gianmaria comincerà a tornare in mente un evento che coinvolse lui e altri bambini durante l’infanzia, al quale nessuno sembra voler dare una spiegazione. È lì che Girola getta il suo astuto amo: la curiosità del lettore verrà accesa e si ritroverà a chiedersi se semplicemente Gianmaria fosse troppo piccolo per ricordare o se ci sia qualcuno o qualcosa che non vuole che certi segreti tornino a galla.

Mi chiamavano Lupo, perché da piccolo me ne andavo in giro sempre coi libretti di Lupo Solitario nello zaino.

I personaggi descritti da Girola sono ben delineati e piuttosto verosimili, a partire dallo stesso protagonista. Gianmaria è un uomo d’affari cresciuto con il timore e l’odio nei confronti del padre. Una persona non del tutto gradevole, a tratti ostile ma sicuramente segnata da un passato poco felice con cui non ha ancora fatto i conti. O almeno, non del tutto. Rivedere le persone che hanno fatto parte della sua vita a Santa Mara, soprattutto la sua prima fidanzata Rossella, farà vacillare il suo volersi mostrare come un uomo tutto d’un pezzo, impenetrabile e deciso. Non è sicuramente un personaggio privo di difetti – del resto chi lo è? – e vi ritroverete molto spesso a chiedervi se alcune sue azioni siano dettate da una volontà esterna o se facciano davvero parte di lui.

Un altro personaggio molto interessante e ben costruito è Natalia Pardini, la misteriosa maestra d’infanzia di Gianmaria. Dolce, accogliente e incredibilmente bella, sembra portare nuovamente il sole in un paesino cupo e che non la vuole. Non sarà difficile lasciarsi affascinare da lei nonostante – o forse grazie – al suo essere di per sé enigmatica. I suoi ex alunni la ricordano con effetto e con una curiosa quanto vaga nostalgia. O almeno, quasi tutti.

“È la storia più assurda che abbia mai sentito. Hai visto troppe volte Ragazzi perduti, Vampires e…”

La narrazione scorre in maniera fluentissima e, una volta cominciata, sarà difficile interromperla. Gli eventi si susseguono nel modo più naturale possibile e ogni fine capitolo invoglia a cominciare quello successivo. L’utilizzo del tempo presente, in questo caso, rende più godibile la lettura e le dona un ritmo veloce, a tratti frenetico, in grado di far sentire il lettore all’interno dell’azione, di percepire quindi la tensione. Degna di nota anche la capacità evocativa dell’autore: leggendo le immagini si materializzeranno spontaneamente nella vostra mente e riuscirete a visualizzare ogni luogo e ogni volto descritto.

Santa Mara, scritto da Alessandro Girola, è un romanzo avvincente che si lascia leggere tutto d’un fiato. Un mistero dalle tinte horror che, tuttavia, riteniamo adatto anche a chi non è un appassionato del genere proprio per merito della sua scorrevolezza. Dunque, se avete voglia di una lettura in grado di catturarvi ma non troppo impegnativa e che potete assaporare in ogni momento, allora questo romanzo fa al caso vostro.