The Atlas Six – Recensione

the atlas six copertina

Una società segreta.
Sei iniziati.
Cinque posti.
Un invito che non si può rifiutare.
È da queste premesse che muove The Atlas Six di Olivie Blake, un fantasy dagli stilemi del Dark Academia uscito per Sperling & Kupfer nel maggio di quest’anno e che ha al centro il fascino della conoscenza – specialmente quella perduta e proibita – e la grandezza che essa può conferire.

Nessuno respingeva la Società Alessandrina. Anche quelli che fingevano disinteresse non avrebbero saputo resistere.

Ma il sottotitolo inquietante, “Conoscere è spargere sangue”, sta forse a significare che ci sia un prezzo piuttosto alto da pagare per ottenere tale sapere?

Del resto non dovrebbe sorprenderci: non è stata forse Agatha Christie a insegnarci che accettare inviti da misteriosi sconosciuti possa portare a conseguenze molto nefaste?

Per scoprire se anche stavolta varrà la lezione di Dieci piccoli indiani, non resta che addentrarsi nei meandri della Società Alessandrina.

<<Esistono altri naturalisti.>> Lui la fissò con una lunga occhiata penetrante. <<Perché dovrei scegliere te?>> […]
<<Mi vorrete>>, disse lei, sollevando il mento. <<Nessuno può fare quello che posso fare io.>>

Nel mondo di The Atlas Six, solo una parte ristretta della popolazione magica può fregiarsi del titolo di Medeiano, che denota l’élite del mondo arcano.

Ogni dieci anni, sei medeiani ricevono l’invito ad entrare a far parte della prestigiosa ed esclusiva Società Alessandrina, che trae il suo nome proprio da quella biblioteca d’Alessandria che si pensava ormai perduta. In realtà la biblioteca non è scomparsa, si è semplicemente nascosta, e con essa è sopravvissuta tutta l’incredibile conoscenza che contiene.

Una conoscenza che verrà messa a disposizione degli iniziati, che per un anno dovranno imparare a convivere tra loro, a conoscere la biblioteca, a respirarne i segreti. Alla fine dell’anno, solo a cinque di loro verrà concesso di restare per un ulteriore anno di approfondimento, dopo il quale vedranno aprirsi infinite porte. Ma che succederà a chi verrà scartato?

The Atlas Six: i protagonisti

Libby e Nico sono due fisicisti, controllano le leggi della natura, e condividono un sentimento di reciproca antipatia ed aspra competizione. Reina è una naturalista in grado di parlare con le piante, anche se trova sfibrante il fatto che loro non stiano zitte un attimo. Tristan è un illusionista che cerca di togliersi di dosso l’ombra ingombrante del padre ed è capace di vedere attraverso le illusioni. Callum è un annoiato e potentissimo empatico, capace di indurre le persone a fare ciò che vuole. Parisa, infine, è un’abilissima telepate, ma è anche acuta, manipolatrice e bellissima.

A loro Atlas Blakely, custode della Biblioteca d’Alessandria, estende l’invito ad entrare a far parte della società. E loro accettano, sebbene non sappiano di cosa si tratti. Il fascino per l’ignoto vince sull’iniziale ritrosia e i sei, nell’anno venturo, si troveranno a fare i conti non solo con i misteri della società, non solo con la promessa di un sapere potenzialmente illimitato, ma anche con loro stessi, le loro paure, le loro ambizioni e il prezzo da pagare per conseguirle.

Tristan aveva ben chiaro che il potere non veniva mai dato, ma bisognava prenderselo. Che lo si meritasse o no, lo si doveva agguantare. Né Atlas Blakely, né nessun altro, te lo poteva offrire.

The Atlas Six è un fantasy introspettivo innestato su una trama semplice ma accattivante, la cui qualità però risulta altalenante – o ondivaga se vogliamo, visto che si parla spesso di onde.

La premessa del libro è interessante ed è presentata in modo divertente: “Forse erano materiale ormai trito e ritrito tutti i riferimenti alla biblioteca reale di Alessandria che erano già circolati per il mondo”, quasi come se l’autrice volesse denotare di essere consapevole di non star trattando una materia nuova. E difatti il libro di per sé non è innovativo, proprio perché si inserisce in un filone ben consolidato come quello dei Dark Academia, e perché adotta delle soluzioni alquanto prevedibili.

A rendere speciale l’opera è invece il suo sistema magico, veramente originale e che si distacca dal fantasy più tradizionale. Per Olivie Blake, la magia è strettamente legata ai princìpi della fisica e questo è evidente soprattutto per le specialità di Libby e Nico, che non a caso sono i due fisicisti del gruppo. La terminologia usata è specifica: non si parla di sputare fuoco o causare terremoti, si parla di magia fisica, di alterare la gravità, del moto ondivago del tempo.

Se da un lato una simile cura per i dettagli rende affascinante l’elemento magico, dall’altra appesantisce leggermente la narrazione, perché l’esigenza di giustificare fisicamente ogni incantesimo dei protagonisti rende poco dinamico lo scorrere del testo, finendo per rallentare le scene d’azione che dovrebbero essere invece concitate. Inoltre, sebbene il lessico utilizzato sia piuttosto accessibile, non è sempre facile riuscire a seguire le lunghe spiegazioni che l’autrice inserisce, spesso tra una frase e l’altra di un dialogo, spezzando ancora di più il ritmo del discorso.

<<’Fanculo. Saremo degli dei>>, aveva detto.

Ciò invece non vale per quanto riguarda coloro che possiedono abilità non fisiche, come per esempio Tristan, Callum e Parisa. Non a caso questi tre risultano anche essere i personaggi più sfaccettati e interessanti dell’opera. Perché mentre Nico e Libby sembrano seguire le dinamiche di una classica coppia enemies to lovers – nonostante poi l’autrice sappia prendere strade imprevedibili – e Reina è forse il personaggio più quadrato dei sei, i restanti tre si dimostrano complessi e nient’affatto banali.

Si scoprirà ben presto come Tristan viva il suo potere come una condanna, come Parisa non sia affatto la lasciva superficiale che sembra e quanto Callum possa essere inquietante, ebbro della sua forza spaventosa. Anche le scene dedicate ai loro poteri risultano interessanti e gestite in modo altrettanto complesso ma meno confusionario. In alcuni casi l’autrice è anche riuscita a raggiungere vette di pathos non presenti in altre parti della sua opera.

Non è sicuramente facile riuscire a gestire sei protagonisti ma il multi POV può certamente aiutare: ogni capitolo è infatti consegnato al punto di vista di un singolo personaggio, una scelta che suonerà familiare ai lettori del Trono di spade, e che aiuta a familiarizzare con ognuno di loro. Nel corso delle oltre quattrocento pagine che compongono la narrazione, a mano a mano che i giovani medeiani imparano a conoscersi, ad affascinarsi e a temersi, i lettori riescono a stabilire un legame con loro. La crescita dei protagonisti è molto ben gestita, nonostante all’inizio l’autrice dimostri di avere qualche difficoltà a gestire le scene in cui interagiscono troppi personaggi.

Ma arrivati alla fine della storia, avrete capito le loro ragioni e qualcuno sarà anche riuscito a stupirvi.

The Atlas Six: un fantasy sorprendente

The Atlas Six potrebbe essere il fantasy un po’ fuori dagli schemi che fa al caso vostro, specialmente se amate le storie che hanno a che fare con società segrete e intrighi – non necessariamente di potere. Non è certamente esente da difetti, alcune parti hanno un’impostazione più cinematografica che narrativa, ma la tensione che si costruisce tra i protagonisti, le loro alleanze, i loro rapporti e i motivi per cui tutti anelano alla conoscenza della Biblioteca di Alessandria sono più che sufficienti per giustificarne l’acquisto.

Se per caso vi servisse un altro motivo, sappiate che vale la pena leggere questa storia anche solo per la parte finale.

Quante volte abbiamo ricevuto o consigliato qualcosa dall’inizio incerto con la promessa di un successivo miglioramento? Ma nel caso del romanzo di Olivie Blake questo è più vero che mai, perché tutto ciò che si dava per assodato viene messo in discussione e la narrazione esplode grazie ad una rivelazione dall’impatto disarmante.

Un cliffhanger che prepara il terreno per il successivo capitolo. Sì, perché in un mondo dove scrivere un autoconclusivo sembra sempre più difficile, The Atlas Six non fa eccezione. Ma se le premesse sono queste, possiamo solo sperare che il nuovo capitolo arrivi presto.