
La figura del lupo mannaro è una delle creature leggendarie più conosciute dal pubblico, insieme a quella del vampiro e della strega. Ma vi siete mai chiesti qual è stata l’origine di queste creature mutaforma amanti della foresta e della luna? E se la loro origine avesse a che fare con Fenrys, il figlio-lupo del Dio dell’Inganno Loki? E se non tutti i lupi mannari fossero uguali? La giovane neo-autrice italiana Chiara Lotti in The last moon: La maledizione dei Lupi Neri ha provato a immaginare proprio cosa sarebbe accaduto se ciò fosse successo. Questo è il primo libro di una trilogia urban fantasy auto pubblicata nel mese di Novembre di quest’anno.
In uno dei nove mondi, Midgard, comunemente conosciuto come pianeta Terra, gli umani vivono sereni, ignari dell’esistenza degli altri otto regni. La venerazione degli dei viene riservata solo a persone speciali, creature mistiche che da secoli hanno messo le radici sul pianeta. Una realtà parallela a quella degli umani, creata dal Concilio Nascosto e tenuta sotto stretta sorveglianza dagli Inquisitori della Luna. Tra queste creature, una in particolare rende instabile l’equilibrio tanto bramato: i lupi mannari. Esseri generati da conflitti tra gli dei e segnati da una maledizione.
Amelia, una ragazza fredda e schiva, ha sempre vissuto in una bolla di bugie e segreti, con un senso di irrequietezza che le lacera l’anima giorno dopo giorno.
Tra amori, scoperte e intrighi, Amelia si ritroverà a fare i conti con un passato che non credeva di avere, con un futuro che non pensava di dover affrontare, intrecciati in un unico destino.
“Tutto ha una fine, un declino impercettibile. C’è chi si rifiuta, chi lo nega. Io l’avrei accompagnata perché è l’unico modo per poter soffrire meno. “
Come potete notare dalla trama, la storia si basa sulla mitologia norrena. L’autrice però non si attiene scrupolosamente alle storie di questi miti. Chiara prende ispirazione, come lei stessa dichiara nell’Introduzione del romanzo, dalla mitologia norrena ma poi la interpreta in un modo originale, sconvolgendo parecchi miti. Questo non è assolutamente un difetto del libro perché permette anche a coloro che non conoscono nulla della suddetta mitologia di comprenderne la storia, visto che le varie leggende vengono scoperte dalla protagonista man mano che il racconto avanza. In questo modo l’attenzione del lettore e la sua curiosità vengono continuamente stimolate, nulla è scontato.
Si nota lo studio e il grande impegno che c’è stato dietro al romanzo. Nonostante la mitologia vichinga non venga pienamente rispettata, l’autrice ha svolto un dettagliatissimo lavoro di ricerca, inserendo all’interno del romanzo molti elementi caratteristici della cultura del Nord Europa, come il shortbread o il shinty. Queste aggiunte servono a conferire quel pizzico di realismo di cui tutti gli urban fantasy necessitano.
Il libro non è destinato ai soli fan dei lupi mannari. È vero che l’intera trama ruota attorno ad esse, ma l’autrice non parla esclusivamente di loro. Il vero tema del romanzo è la scoperta e soprattutto l’accettazione di sé stessi. Amelia si odia e pensa di meritare una vita senza amore e senza gioie. Costruisce muri fatti di finto menefreghismo e usa le parole come fossero colpi di cannone per tenere lontane le persone. Ha questo atteggiamento non perché odia gli altri o perché pensa di essere superiore a loro, paradossalmente parlando, lei non vuole essere amata perché ha compreso perfettamente cosa vuol dire amare. “Amare significa essere tutto per una persona, accettarla nella sua luce e oscurità, viverla nei momenti belli e in quelli più difficili senza sentirlo come un peso”. Questo è un pensiero di Amelia che trasmette talmente tanto amore verso gli altri da voler evitare il loro amore perché non vuole deluderli né tantomeno metterli in pericolo.
“È una leggenda che ormai non viene più raccontata, per paura che, facendolo, possa tornare a essere reale… parla dell’origine dei lupi mannari.”
Inizialmente la protagonista sembra una ragazza depressa ma, andando avanti con la lettura, assisterete a un development incredibile del suo personaggio. Acquisirà lentamente una consapevolezza sempre maggiore di sé stessa, delle sue potenzialità e delle sue qualità. Non abbandonerà però del tutto l’idea che aveva di sé all’inizio e questo la farà soffrire ancora di più. Infatti, diventa cosciente del fatto di possedere delle qualità che la rendono amabile, ma allo stesso tempo non si considera abbastanza e fatica a capire perché gli altri dovrebbero volerle bene.
La trama, così come anche il sistema magico, è molto complessa. Quante volte vi è capitato di continuare a leggere un libro solo per la parte romance? o quante altre vi è capitato di smettere di leggere un libro perché era troppo confusionario e dispersivo? Ecco, non dovete temere queste cose nel momento in cui aprirete questo romanzo. Per prima cosa, è vero che la trama è complessa e intrecciata, ma l’autrice riesce a spiegare tutto con chiarezza e precisione. Inoltre, nonostante la parte romance sia molto presente in questo libro, la trama non ruota attorno a essa. Serve più che altro per lo sviluppo di Amelia e per aiutare anche il lettore a inquadrarla meglio come personaggi. La trama vera e propria del libro è estremamente stuzzicante e avvincente; non vedrete l’ora di voltare pagina per conoscere il continuo.
Lo stile è curato e semplice. Il lessico impiegato presenta delle peculiarità come le parole in inglese o in islandese (di cui c’è la traduzione nelle note accuratamente disposte a fine pagina) che, oltre a dare un tocco in più di originalità al libro, contribuiscono a far immergere il lettore ancora di più nella storia. L’andamento del libro è molto dinamico e incalzante, effetto che viene ottenuto grazie a due tecniche in particolare: i capitoli corti e il fatto che Chiara non si perde in descrizioni troppo prolisse.
“In ogni oscurità c’è luce come in ogni luce c’è oscurità. La differenza sta in come agisci. La luce dovrebbe essere usata come appiglio, ma è necessario accettare l’abisso che infonde le nostre anime.”
Per quanto riguarda la parte romance, c’è un triangolo amoroso. Questo è un elemento che non piace sempre a tutti perché in molti libri, si capisce fin dalla prima pagina quale sarà la coppia vincente. Ebbene, Chiara è riuscita a fare quello in cui pochi autori riescono: scrivere un vero triangolo amoroso, nel quale entrambi i lati del triangolo hanno le stesse chance con la protagonista, al punto che non riuscirete a indovinare quale sarà la coppia finale. Non potrete non innamorarvi della dolce e innocente Crystal; allo stesso tempo però, non potrete resistere al fascino del premuroso e misterioso Jake. E se persino i lettori non riescono a decidere da che parte stare in questa guerra tra pseudo-coppie, come farà Amelia a decidersi?
Il libro non si focalizza solo su Amelia e sui suoi due coprotagonisti, Jake e Crystal. Nonostante le vicende che si susseguono vedono maggiormente coinvolti loro tre, anche gli altri personaggi hanno una caratterizzazione e delle backstories che in alcuni casi vanno a incidere molto sulla trama. Non abbiamo dei personaggi completamente negativi, cosi come non abbiamo dei personaggi che sono interamente positivi, compiono azioni che da Amelia sono viste come giuste o sbagliate a seconda del caso. Per loro però ogni decisione presa è quella giusta per arrivare al “bene supremo” che, per la maggior parte consiste nel salvaguardare la propria razza anche a scapito delle altre.
In sintesi, The last moon: La Maledizione dei Lupi Neri non è un libro che parla di una ragazza che da un giorno all’altro scopre di essere un lupo mannaro e si ritrova catapultata, non solo in mezzo a una guerra ma anche in mezzo a un triangolo amoroso. Questo è un libro che parla di amore, famiglia, sacrificio, divinità capricciose e destini che non si possono evitare. E’ un libro che parla soprattutto di crescita perché in fin dei conti, non c’è persona che non si sia sentita almeno una volta Amelia: inadeguata, diversa, immeritevole di affetto. È uno di quei libri che vi dispiacerà finire e non vedrete l’ora che il seguito venga pubblicato per tornare a Notwick.