Un mondo di donne | Recensione

Come sarebbe un mondo senza uomini? Migliore? Peggiore? Ci sarebbe davvero quella solidarietà femminile che spesso, purtroppo, viene meno? Come sarebbe se tutto il mondo diventasse l’anfiteatro del sesso femminile e del potere assoluto? Lauren Beukes, con Un mondo di donne, risponde indirettamente ad alcune di queste domande in un romanzo che lo stesso King ha definito “splendido” e che la Fanucci Editore porta qui, nel nostro Bel Paese.

La maggior parte degli uomini è morta. Tre anni dopo la pandemia nota come Manfall, i governi resistono ancora e la vita continua ma un mondo gestito da donne non è sempre un posto migliore. Il dodicenne Miles è uno degli ultimi ragazzi in vita e sua madre, Cole, lo proteggerà a tutti i costi. In fuga dopo un orribile atto di violenza – e perseguitata dalla sua stessa spietata sorella, Billie – tutto ciò che Cole vuole è crescere suo figlio in qualche posto in cui non sarà una semplice risorsa riproduttiva o un oggetto sessuale. Un luogo chiamato casa. Per arrivarci, Cole e Miles dovranno attraversare un’America profondamente diversa, travestiti da madre e figlia. Da una base militare a un bunker di lusso, da una comune anarchica a Salt Lake City ai seguaci di un culto pronto a riconoscere Miles come risposta alle loro preghiere, i due saranno costretti a muoversi velocemente perché Billie e il suo sinistro equipaggio saranno sempre più vicini. Un romanzo fortemente femminista, “Un mondo di donne” fonde suspense psicologica, noir e fantascienza.

Ascolta la donna quando ti guarda, non quando ti parla.

La Beukes, nel ricreare questa sorta di mondo parallelo governato dal gentil (anche meno, lo scoprirete leggendo) sesso, non si pone limiti, senza mai risparmiarsi nel caricare un world-building naturale creando qualcosa di utopico e che stuzzica la curiosità dei lettori già dalla trama. In Un mondo di donne, questo nuovo mondo (scusate la ripetizione), risponde a particolari regole e leggi utili – e mai fine a sé stesse – allo sviluppo della storia.  I personaggi, soprattutto quelli principali, si adeguano perfettamente a questo – quasi – universo parallelo.

Dalla prima persona, e dunque dal punto di vista di Cole, passerete ad altri mostrando la profondità anche di Miles, Billie e del resto del cast messo a disposizione dall’autrice. Caratterizzazione ben bilanciata quella dei personaggi che si mescolano mostrando il loro aspetto più umano e reale. Pregi e difetti, dunque, fino a mostrare i loro lati più oscuri mantenendo una risonanza magnetica. Pochi ingredienti ma quelli giusti. Tutti loro scoprono il fianco mostrando il loro essere e la loro caratterizzazione nell’intercorso narrativo: lo loro fisicità, la loro psicologia, la loro ideologia e perfino tutto il comparto socio-economico. Sì, ho detto bene. Magnetici.

Se gli uomini fossero belli ed intelligenti, si chiamerebbero donne.

Ma la cosa meravigliosa in tutto ciò è anche la paura. Sì! Quella dell’estinzione. La riproduzione è stata vietata e se vieni beccato a fare certe cose, beh, buttano la chiave. Il fatto è che gli uomini non ci sono. Ma ci sono i ricordi di cose belle, relazioni, amori, figli, vacanze, sesso, tramonti assieme e tanto altro. Questa particolarità è una minaccia che porta, in un certo senso, quell’orrore e quel desiderio che non lascia, il più delle volte, scampo.

Questo da spessore alla narrazione montando e strabordando quel ritmo che, anche grazie al cambio di prospettiva e di narratore, conduce il lettore verso una verità nascosta tra le righe e di cui, all’inizio di questa rassegna, avete letto delle premesse a mo’ di domande. Ne aggiungo un’altra, giusto per alimentare la vostra ipersalivazione: Cosa accadrebbe se in un mondo di sole donne un uomo si fingesse tale travestendosi? L’unica risposta che posso darvi è delirio.  

Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne.

Con Un mondo di donne, Lauren Beukes ci porta in un pianeta tinto di rosa e rosso sangue. L’autrice racconta di un mondo crudele abitato da personaggi mostruosi e terribilmente veri, esaltando il loro essere con alcuni momenti esilaranti per stemperare i toni. L’ambientazione, infatti, è ben curata, caratterizzata e non stona durante l’intercorso della lettura grazie al suo essere a sprazzi claustrofobica. Esatto! Immaginate di immergervi sott’acqua e rimanerci fino a che non avete più respiro per poi uscire immediatamente fuori e prendere aria a pieni polmoni, sentendoli proprio gonfiare, espandersi, riempirsi d’ossigeno.

La sensazione che vivrete leggendo l’opera sarà proprio questa. Una carenza d’aria che mette come punto centrale la donna in ogni sua mastodontica figura sociale e non. Una necessità di respirare attraverso una storia fatta di esorbitanti eccessi, di violenza fisica e psicologica, di ira, e dolore. Un fuga che vi porterà fuori da quell’acqua che poche righe sopra vi riportavo, verso la libertà. Un libro da leggere, a tinte anche paurose ma che fornisce la giusta chiave a noi lettori grazie a una storia bella con un mordente deciso, piena di pericoli e colpi di scena.