
Citando i Metallica: Sad But True, Hey, I′m your life, I’m the one who takes you there. Ma cosa rende un metallaro ciò che è? In realtà la risposta è molto complessa. Si può affermare che il metallaro ascolti musica metal, ovvio. Tuttavia, essere appassionato di questo genere non è tutto. Certo, è sicuramente una condizione necessaria, eppure non è sufficiente. Devi mettere altra ciccia al fuoco! Ma se a un metallaro accostiamo tratti lovecraftiani, una strana muffa viola e riff a palla, cosa potrebbe mai accadere? Risposta ovvia: nascerebbe Venezia Metal di Marco Crescizz, edito da Acheron Books.
In un futuro distopico dove il politicamente corretto ha vinto, la musica metal e il punk sono stati banditi. Ma non a Venezia. L’isola è un immenso centro sociale in cui le migliori band si esibiscono dal vivo e competono per affermarsi sul mercato, grazie anche alla misteriosa “Bava di Satana”, una muffa viola che cresce sugli edifici della città e che pare doni capacità musicali superiori a chi se ne ricopre. Qui si trova Gianni, fratello del frontman dei Box of Suffering, una delle migliori band emergenti. Mentre lotta per farsi un nome nella scena metal affrontando un livello competitivo a dir poco infernale, riti occulti avvengono presso la maledetta Ca’ Dario per risvegliare un orrore lovecraftiano sopito nelle sue profondità…
Il Metal Horror è arrivato: l’inferno è a un riff di distanza!
Passiamo in primo luogo nel dire che Marco Crescizz è geniale. Non solo per aver imbastito un racconto mischiando influenze – musicali – varie e di genere, usando un “repertorio” di narrazione sempre affascinante, ma anche per aver aggiunto l’elemento Lovecraft in una cultura di massa particolare. Fare andare bene le due cose è impresa ardua ma l’autore si destreggia egregiamente.
Tirare su uno scenario che strizza l’occhio A Fuga da Los Angeles non è una cosa banale. Anzi! Men che meno se aggiungiamo personaggi interessanti e con comportamenti coerenti con il loro credo e modo di essere. Una “nuova” Venezia, dove il Metal è il pane quotidiano. Nell’immaginario collettivo, e dunque per l’uomo della strada, per molti anni l’heavy metal e il Punk sono stati quella musica grezza e rumorosa suonata da brutti ceffi ricoperti di cuoio e borchie. Ma questa è solo la superficie e non arriva a capire il cuore di un genere che non è solo musica, quanto un vero e proprio linguaggio. E Gianni, il nostro personaggio, vi darà atto di questa affermazione.
I segreti più segreti di Venezia sono quelli che si custodiscono da soli.
Il ritmo di Venezia Metal è proprio uguale a quello che – stando a tema – potrebbe essere uno spartito. Una metrica ben precisa come delle strofe divise di una canzone che ci porta verso la “coda” di un finale talmente Rock che vi verrà voglia di infiammare qualcosa. Anche il lessico utilizzato è molto diretto e coerente. Infatti l’autore non si sofferma sull’utilizzo di “ghirigori” che possono sviare il lettore dal contesto della storia, piuttosto si concentra nel rendere vivo ogni momento tramite situazioni e meccaniche sociali che nasceranno nel contesto pagina dopo pagina.
Le descrizioni che Marco Crescizz offre in Venezia Metal sono molto chiare e difficilmente faticherete ad immaginare gli attimi in questione. Anche i colpi di scena sono ben piazzati e susciteranno nel lettore quell’interesse che lo spronerà a continuare.
In conclusione, Venezia Metal è una lettura che immerge le mani in una categoria che manca un po’ dal “palcoscenico” dei romanzi in Italia. A rafforzare questo, l’unione di un orrore galattico che sostiene la narrazione regalando un’esperienza di lettura appagante non solo per appassionati del genere.