
Fin da quando siamo piccoli ci viene insegnato che l’amore è uno dei sentimenti più forti che un essere umano possa provare. La letteratura, sin dall’inizio dei tempi, propina storie con al centro amori epici e vittoriosi che non tengono conto dell’aspetto fisico. Ma cosa succederebbe nella vita reale se questo sentimento si dovesse scontrare non solo con delle barriere fisiche ma anche caratteriali? Per scoprirlo, basta leggere White colors: Tutti i colori del bianco di Eveline Durand, edito Delrai Edizioni.
Un romanzo che vi farà battere il cuore come pochi contemporary romance riuscirebbero a fare.
Lorena ha quasi diciannove anni e lavora duramente per costruirsi un futuro. L’egoismo dei genitori, in eterno conflitto, l’ha spinta a crescere in fretta per ritagliarsi il suo angolino d’indipendenza. Alessandro vanta un nutrito conto in banca, una carriera d’ingegnere informatico in ascesa e la libertà che ogni ventinovenne vorrebbe avere. Lorena soffre di sindrome di abbandono. Alex è albino. È The Chariot, un celebre gioco online a farli conoscere. Sulla piattaforma virtuale, Lorena non è complessata per i suoi traumi e Alex può sfuggire agli sguardi della gente. La loro vita, però, subisce una svolta repentina non appena si incontrano. Finalmente avranno il coraggio di essere loro stessi, in una società che rifiuta il diverso.
“Non avevo alcun problema a lasciarmi inghiottire da quell’universo fasullo. Se serviva a dare sollievo alla mia anima in continuo conflitto, se lì potevo essere una persona come tante… benvenuta alienazione.”
Alex, a uno sguardo iniziale non attento, potrebbe sembrare il solito personaggio maschile al quale la letteratura ci ha abituati: ha un difetto che solo lui considera come tale (l’albinismo), è un misantropo, introverso, nerd, maniaco del controllo e con un carattere puntiglioso. Potrebbe essere sicuramente definito con tutti questi aggettivi ma presenta anche delle caratteristiche molto originali, che lo rendono particolarmente interessante allo sguardo del lettore e vi aiuteranno a empatizzare con lui. Non è il solito protagonista che odia il mondo perché il mondo l’ha trattato male durante l’infanzia: ha una fratello che gli vuole bene nonostante il suo carattere estremamente chiuso e due genitori amorevoli; come lui stesso ci tiene a sottolineare, non è mai stato bullizzato per la sua diversità durante il periodo scolastico né viene discriminato a lavoro.
A quanto pare, però, Alex preferirebbe che questi atteggiamenti espliciti si fossero avverati. Sarebbe stato sicuramente più facile affrontare questi comportamenti piuttosto che le reazioni tacite e silenziose che le persone hanno, ogni giorno, quando lo vedono. Alex sottolinea più volte il suo bisogno impellente di restare sempre in casa. Si fa portare la spesa a domicilio, lavora in smartworking e non esce quasi mai con gli amici la sera. Perché? Perché lo infastidiscono gli sguardi impertinenti e curiosi degli sconosciuti. Per quanto riguarda le ragazze, invece, vive con la paura di scambiare per sbaglio la mera curiosità per reale interesse, e quindi cerca di restare lontano dalle relazioni più lunghe di una notte.
Non è nemmeno il solito nerd che si chiude nel proprio bunker per giocare ai videogiochi. Da vero introverso, esce la sera in solitudine, a correre e a fare jogging. Guida una moto e ha anche una piccola cerchia di amici che ogni tanto vanno a trovarlo. Differisce molto dal classico eremita che nel corso del romanzo scopre la bellezza delle interazioni sociali. Al contrario, Alex non “guarisce” dalla sua introversione alla fine del romanzo, e per questo diamo onore all’autrice. Una scelta decisamente fuori dagli schemi.
“Contare solo su sé stessi, ecco la soluzione perfetta; perché alla fine, quando le luci si spengono e gli amici si portano via i loro consigli, solo tu puoi fare i conti con chi sei.”
L’altra protagonista è Lorena. Ad uno primo sguardo sembrerebbe l’esatto opposto di Alex: estroversa, chiacchierona, aperta e impulsiva. Anche lei, però, sotto la superficie apparentemente perfetta nasconde dei segreti. Lorena soffre della sindrome dell’abbandono, cosa che la rende insicura di sé stessa e delle sue azioni. Agisce spesso d’impulso per poi pentirsene. Le poche volte in cui pensa prima di agire si blocca, impaurita dalle varie conseguenze che le sue azioni potrebbero avere sull’opinione che gli altri hanno di lei.
Ha poco meno di 19 anni, particolare che influisce tantissimo sulla narrazione. Lei si comporta e ragiona come un’adolescente durante la fase ormonale. Non è però irritante come le numerose protagoniste dei romance della sua età. Il suo background famigliare non è uno dei più felici e questa situazione l’ha costretta a maturare e ad assumere, nelle situazioni più difficili, comportamenti da adulta.
La chiave concettuale attorno alla quale gira l’intero romanzo è il realismo. I due protagonisti non sono sicuramente privi di difetti e la loro relazione sarà fortemente influenzata da questo elemento. Entrambi, prima di riuscire ad accettare le carenze dell’altro, dovranno imparare a convivere con le proprie. La loro relazione è fin da subito ricca di prove da superare. Prima le identità incognite, poi la riluttanza di Alex ad incontrare Lorena, le conseguenti paranoie di lui e di lei, e infine l’accettazione da parte dei loro gruppi di amici e delle famiglie. Il loro rapporto non manca certo di tensione. I litigi sono frequenti sia all’inizio della loro conoscenza che quando sarà più approfondita. Conseguenza inevitabile visti i caratteri opposti e la differenza di età di quasi 10 anni.
“Più realizzavo che era tutto perfetto, più mi sentivo morire. Ero marchiato. Condannato. Sarei stato maledetto per colpa di questa ragazza.”
Grazie alla narrazione in prima persona vi ritroverete sicuramente ad empatizzare, criticare, accettare, esultare ma anche piangere insieme ai protagonisti. La storia segue due punti di vista che corrispondono, logicamente, a quelli di Lorena e Alex. Lo stile è molto fluido e l’autrice non fa mai fatica a portare a termine una scena. Non dà informazioni superflue né tanto meno scrive paragrafi pieni di spiegoni. Spetta ai personaggi il compito di raccontare loro stessi, coinvolgendo i sentimenti del lettore al massimo durante la lettura.
Il ritmo è molto vivace e ricco di dialoghi. Non ci sono tantissime citazioni da nerd, come invece magari ci si aspetterebbe visti gli hobby dei due protagonisti. Questo elemento, però, è senz’altro una caratteristica che gioca a favore del libro, perché lo rende comprensibile a un numero di persone veramente molto elevato.
“Solo lei, in questo mio bianco asettico e spento, ha trovato mille sfumature di colore.”
Il titolo del libro fa riferimento soprattutto alla vastissima gamma di emozioni che questa lettura vi farà provare. Quelli di ogni capitolo, invece, ad un colore: ”indaco come la malinconia”, “giallo come la vitalità” o “viola come l’apprensione” sono solo tre dei 14 magnifici titoli che l’autrice sceglie per introdurre ogni nuova parte della storia.
Questo è un libro che non riuscirete più a chiudere dall’attimo in cui inizierete a leggere le prime parole “nero come la negazione” fino al momento in cui arriverete ai ringraziamenti. Provoca dipendenza e sarete estremamente curiosi di conoscere l’evoluzione della vicenda e quali saranno le sorti dei due protagonisti, che nonostante i numerosi motivi che vi daranno per odiarli, non potrete fare a meno di amare. Ringraziamo Delrai Edizioni per averci inviato la copia per la recensione.